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Dalla giustizia al premierato, le partite in Parlamento

Dalla giustizia al premierato, le partite in Parlamento

L'accordo bipartisan per l'elezione dei giudici costituzionali

ROMA, 05 gennaio 2025, 19:13

Redazione ANSA

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La Sala delle Udienze della Corte Costituzionale - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Sala delle Udienze della Corte Costituzionale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il via libera alla legge di bilancio ha segnato l'ultimo grande appuntamento del 2024 per il governo.
    La ripresa dopo la pausa natalizia, che ufficialmente terminerà martedì 7 gennaio, si preannuncia piuttosto impegnativa per il governo e la sua maggioranza. Il clou si avrà il 20 gennaio, con la decisione della Corte costituzionale sull'ammissione del referendum abrogativo del ddl sull'autonomia differenziata. Proprio quest'ultima scadenza impone nei primi giorni post-Epifania un impegno del Parlamento e la ricerca di un accordo con le forze di opposizione.

Deputati e senatori sono chiamati ad eleggere ben quattro giudici costituzionali. Per tre dei quattro occorre il quorum dei tre quinti, soglia che il centrodestra non raggiunge da solo. La Corte costituzionale ha, dal 21 dicembre, solo 11 dei suoi 15 componenti, il minimo legale per poter deliberare. Basterebbe poco insomma per bloccarla. Di qui l'urgenza della convocazione del Parlamento in seduta comune.


    E non sarà facile tale convocazione innanzitutto perché ancora non è stato raggiunto un accordo tra i partiti sul pacchetto di candidature, e poi a complicare ulteriormente le cose, c'è il solito "ingorgo" di decreti. Al netto di quelli già all'esame del Parlamento, ve ne sono altri quattro approvati dal Consiglio dei ministri che ancora devono iniziare il loro iter: il Milleproroghe (da mercoledì in Affari Costituzionali a palazzo Madama), il decreto Caivano bis, un nuovo decreto Pnrr e quello sulle armi all'Ucraina. Quello degli armamenti a Kiev è un tema che divide sia le opposizioni (Pd a favore, M5s e Avs contrari) che la maggioranza. Nella Lega si sta infatti cominciando a discutere l'ipotesi di un ordine del giorno che chieda almeno ulteriori caveat per consentire l'invio di armi.


    Il primo voto politicamente rilevante ci sarà già l'8 gennaio nell'aula di Montecitorio, chiamata a esprimersi sulle pregiudiziali delle opposizioni contro la riforma della giustizia, con la separazione delle carriere dei magistrati. Se verrà superato tale scoglio, come è facile prevedere, la Camera dovrà affrontare la votazione degli emendamenti su cui le opposizioni promettono battaglia. La maggioranza è comunque intenzionata ad approvarla entro il mese, per ottenere anche il sì del Senato prima della pausa estiva.
    Nelle intenzioni del governo dovrebbe essere 'scongelata' anche la riforma del premierato. Meloni incontrerà la stampa il 9 gennaio e non si esclude che in quell'occasione possa fornire delucidazioni sulla tempistica. Come si sa, la riforma per essere applicata ha bisogno della legge elettorale, ma su quest'ultima permane la nebbia.


    La maggioranza si è poi impegnata in una complessa proposta di legge sulla Corte dei Conti, che nelle intenzioni dei proponenti (firmatario è l'attuale ministro Tommaso Foti), vorrebbe velocizzare l'utilizzo concreto dei fondi del Pnrr da parte delle pubbliche amministrazioni. La pdl, criticata dagli stessi magistrati contabili, trasforma la Corte da ente di sorveglianza ad ente di supporto della PA, spingendo anche il Quirinale ad accendere un faro sul testo.
    Ancora stallo infine sulla nomina della presidenza della Rai.
    Dopo l'indisponibilità delle opposizioni a sostenere la candidatura di Simona Agnes al vertice di Viale Mazzini, il centrodestra aveva deciso di disertare le ultime riunioni della commissione di Vigilanza. 
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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