Preceduto dalla presentazione della stessa premier Giorgia Meloni, il presidente argentino Javier Milei, è stato ricevuto al raduno di Atreju con un'ovazione da stadio. "Lui sta portando avanti una rivoluzione culturale e come noi crede che la politica fatta di sussidi porta verso il baratro, e come noi crede che il lavoro è l'unico antidoto contro la povertà", ha detto Meloni invitando la platea ad un forte applauso.
E il leader ultraliberista ha chiarito fin dalle sue prime parole che quello della battaglia culturale era lo scopo principale della sua presenza a Roma. Nello scenario dell'arena che forse più di ogni altra simboleggia la vera missione che lo stesso leader argentino ritiene gli abbia assegnato il destino, Milei ha illustrato un vero e proprio decalogo politico della lotta contro le idee del socialismo e del 'virus woke' che "ancora predominano nella politica e nelle istituzioni occidentali".
"La destra deve lottare unita come una falange di opliti o come una legione romana, dove nessuno rompe la formazione", ha detto, precisando che la sua "ammirazione per l'antica Roma non viene da adesso ma da molti anni". Ma ad Atreju il presidente argentino ha portato i suoi classici concetti sulla battaglia culturale ancora più in là anche di quanto aveva fatto insieme a Meloni nella recente visita della premier italiana a Buenos Aires spiazzando anche l'anfitriona che lo ascoltava attenta, seduta in prima fila di fronte al palco con al lato la sorella di Milei, Karina. A Buenos Aires Meloni aveva annunciato l'avvio di "un'alleanza sovranista" a difesa dei valori dell'Occidente che avrebbe incluso anche gli Stati Uniti di Donald Trump, mentre al Circo Massimo Milei ha sorpreso la platea citando Lenin e parlando della necessità di dare vita ad un vero e proprio "internazionalismo della destra".
"Come diceva Lenin, che era di sinistra ma ci capiva, senza teoria rivoluzionaria non ci può essere movimento rivoluzionario", ha detto il presidente argentino, ricevendo un timido applauso. "Siamo di fronte ad un cambio epocale. Il virus woke sta cedendo di fronte ad una nuova politica. Dobbiamo rimanere uniti e stabilire canali di cooperazione in tutto il mondo", ha poi aggiunto riportando il discorso in linea con l'audience. La battaglia culturale da portare avanti insieme all'Italia di Meloni è stata al centro anche dell'intervista concessa da Milei alla trasmissione 'Quarta repubblica' su Retequattro.
"Noi, in Europa, parliamo con Giorgia Meloni, a cui mi lega una grande amicizia. La cosa che più mi ha colpito di lei è il coraggio: è una donna veramente coraggiosa", ha detto nell'intervista con Nicola Porro dove pure è tornato a criticare le istituzioni multilaterali come l'Onu, definita come "un insieme di burocrati autoritari". Non ha tradito le aspettative il raid di Milei a Roma. Con lui la destra globale sembra aver trovato un 'campione' in grado di sfidare senza lacci ed inibizioni la cultura woke progressista occidentale con la sua agenda ambientalista, dirigista e anticapitalista. E ad Atreju è risuonato alla fine con forza il grido di guerra del leader argentino. 'Viva la libertad, carajo!' accolto dal caloro applauso della platea.
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