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Chalamet, 'interpreterei Dylan ogni 10 anni'

Chalamet, 'interpreterei Dylan ogni 10 anni'

Mangold, "Bob ci ha aiutati. Da cantante folk si sentiva solo"

ROMA, 17 dicembre 2024, 19:42

Redazione ANSA

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Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan, non è mai stato un grande amante di quelle vetrine mediatiche che tanti altri invece ricercano come l'oro. Lo si vede anche in A Complete Unknown, il biopic di James Mangold - prodotto da Searchlight Pictures e in arrivo nelle sale italiane il 23 gennaio con Walt Disney Company Italia - in cui viene raccontata proprio l'ascesa di Dylan da misterioso diciannovenne del Minnesota arrivato al West Village con la sua chitarra fino al Newport Folk Festival del 1965 e la sua esibizione rock.
    Stupisce allora che proprio l'artista, che nel film è interpretato da Timothée Chalamet, si sia speso per parlare bene dell'opera. "Timmy è un attore brillante, sono sicuro che sarà completamente credibile nella mia parte. O nella parte di un me più giovane. O di qualche altra versione di me", ha scritto Dylan sul suo profilo X.
    In effetti, l'imprimatur del premio Nobel è tutto sommato legato al suo diretto coinvolgimento nella realizzazione di una pellicola che è già in pole position per la candidatura agli Oscar. Il cantautore ha letto il copione e ha anche fatto qualche correzione. "Mi ha illuminato su alcune cose - spiega Mangold -, ha cancellato alcuni versi che non ha mai cantato, aggiunto una frase in una scena che poi ho messo nel film". Il protagonista reale, insomma, ha dato alcune dritte, rivelando "chi lo chiamava Bob e chi Bobby", ma soprattutto raccontando come aveva vissuto anche emotivamente certi momenti. "Ad esempio, aveva sempre desiderato far parte di una band", prosegue il regista, e il passaggio dalla musica folk al rock 'n' roll - che creò una spaccatura nel genere da cui proveniva, cosa ben narrata nel film - era legato al fatto che Dylan "si sentiva solo e frustrato e aveva fatto il suo corso come cantante folk da solo sul palcoscenico".
    Le parole, chiaramente, sono arrivate fino a Chalamet, al quale il cantautore fa proprio un bel complimento. "Vedere quel post è stato molto rassicurante - commenta - quando sei un giovane artista, non importa quanto successo tu abbia, ricevere una pacca sulla spalla da una leggenda, specialmente una leggenda di poche parole come Bob Dylan, è un sogno che si avvera".
    Il film, tra l'altro, per via di una serie di vicissitudini - il Covid prima, poi lo sciopero degli attori - è stato rimandato per molto tempo ("ho temuto non vedesse mai la luce", rivela l'attore). Nella sfortuna, però, la stella di Chiamami col tuo nome ha avuto l'occasione per prepararsi bene per la parte, imparando a cantare e suonare come Dylan. "Il processo è stato lunghissimo e sento che non è ancora finito - commenta - la parte della mia vita in cui interpreto Dylan forse è conclusa, ma quella in cui lo scopro come artista è ancora a metà", anche perché il lasso di tempo in cui si svolge il racconto di A Complete Unknown è breve, va dal '61 al '65. "La parte incredibile di Bob Dylan è che ogni capitolo della sua vita è interessante - riflette Chalamet -. Quello che abbiamo trattato è il più fertile perché è l'inizio, ma puoi fare un film su ogni periodo del suo percorso". E se gli proponessero di interpretarlo ogni 10 anni in un biopic dedicato a ciascun periodo? "Lo farei assolutamente, sarebbe un'opportunità incredibile", risponde Chalamet tra il serio e il faceto.
    Proprio come Chalamet, anche Monica Barbaro ha dovuto imparare a cantare e suonare come Joan Baez, l'altra icona del folk che è stata chiamata a interpretare. "Ora non riesco più ad ascoltare le sue canzoni che preferisco senza pensare a studiarle", commenta l'attrice, che ha avuto modo di confrontarsi con la cantante: "Abbiamo parlato a metà della produzione. Non mi ha dato dei veri e propri consigli, le ho fatto delle domande su cose a cui sentivo di non aver trovato una risposta da ciò che avevo letto e nei documentari che avevo visto".
    Baez è solo una delle donne che appaiono al fianco di Dylan nella pellicola. L'altra è Sylvie Russo, nome di fantasia (su desiderio del cantautore, "perché non era una persona pubblica e meritava di rimanere non esposta", spiega Mangold), sullo schermo Elle Fanning. "È difficile amare qualcuno che sceglierà sempre la propria arte - sostiene l'attrice - ma senza di lei credo che non avrebbe scritto tante canzoni". Quanto al rapporto con Baez, "non l'ho mai voluta presentare come la fidanzata gelosa - afferma - penso sia più un desiderio inappagato, quando vede Joan e Bob cantare insieme sa che non avrà mai quella connessione con lui". .
   

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