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MICHAEL CISCO, LO STUDENTE DEL DIVINO (MERCURIO, PP 190, EURO 19). Un viaggio nel mondo delle parole perdute, un percorso di morte e rinascita che si svolge attraverso il potere del linguaggio e della letteratura. Lo scrittore Michael Cisco, che vive a New York City dove è nato 54 anni fa, si fa conoscere in Italia con il suo libro d'esordio 'Lo studente del divino', uscito in Usa nel 1999 e ora proposto dalla casa editrice Mercurio nella traduzione di Viola Di Grado, con la prefazione di Ann VanderMeer.
"Sono sempre stato affascinato dal linguaggio. La lingua è un elemento vitale e crea una reazione chimica in qualche modo, anche con con chi la legge" racconta Cisco all'ANSA al suo arrivo a Roma. L'8 dicembre sale sul palco della fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi, per presentare il romanzo ambientato in un luogo immaginario, la decadente e cupa San Veneficio.
"Il nome di questa città ha un'associazione magica, veneficio sembra quasi veleno, o qualcosa di allucinatorio come una droga e necessariamente deve avere un effetto sulla coscienza del lettore" dice Cisco, autore di culto, tra i più importanti scrittori di letteratura weird e neogotica della sua generazione.
Il personaggio senza nome della storia è uno Studente del Divino che viene colpito da un fulmine e cade stecchito a terra. Ma viene resuscitato, il suo corpo viene svuotato e al posto dei suoi organi vengono infilate pagine di libri e testi antichi. Il suo compito da quel momento è andare a cercare le parole più segrete, quelle del potere e della creazione. Compie un viaggio metafisico tra l'incubo e la realtà, sospeso tra la vita e la morte, in cui incontra gli strani abitanti della città. "La sua è una rinascita imperfetta perché lo Studente del Divino non è stato riportato indietro per vivere una vita piena, avere successo e una seconda opportunità, ma per compiere una missione specifica. È una rinascita mostruosa, quando cammina il suo corpo scricchiola, si sente il rumore delle pagine che si muovono dentro di lui" racconta Cisco che ha delle enormi e folte sopracciglia.
La letteratura per lo scrittore, che è autore di numerosi libri e racconti, "è il modo in cui i morti parlano e continuano a esserci. Tutto questo è da una parte molto affascinante e dall'altra quasi spaventoso perché sembra che il linguaggio viva per conto proprio, indipendentemente dagli esseri umani" spiega Cisco che ha uno stile ipnotico e una prosa poetica e allucinata. "Non sono ossessionato dalla morte però fin da piccolo ho sempre avuto coscienza della morte, mi spaventa.
Questo libro mi è servito a confrontarmi con il fatto di essere mortali, a rendere concreta questa paura. Ho reso le parole materia letteraria in un'operazione di assemblaggio simile a quella di Frankenstein, mostruosa". Del suo esordio a distanza di tanti anni dice scherzosamente: "se hai diversi figli non guardi al primo che hai avuto e pensi forse lo avrei cresciuto in modo diverso. È la stessa cosa con questo libro che è una fotografia dello scrittore che ero all'epoca: una persona che soffriva e aveva la necessità di scrivere, ho impiegato tre-quattro mesi per finire il romanzo.
Ora ambiento i miei romanzi in posti più contemporanei, banche, grandi palazzi, ma comunque mantengo quel senso di grottesco, di demoniaco che c'è nello Studente del Divino" dice.
Cisco è molto emozionato di essere pubblicato da una casa editrice italiana ed è la prima volta che viene nel nostro Paese. "La letteratura europea mi ha influenzato molto come scrittore e lettore, Dino Buzzati e Italo Calvino sono stati importanti per me" racconta l'autore che insegna letteratura in un college pubblico a New York City con molti immigrati e molte persone della working classe.
Come ha vissuto la vittoria di Donald Trump? "Era una catastrofe che poteva essere prevenuta. Non credo che negli Stati Uniti ci sia uno spostamento politico verso destra.
In realtà le elezioni di Trump rappresentano più il fallimento politico del partito democratico. Trump è riuscito a intercettare la rabbia popolare che si sta espandendo e ha creato una serie di capri espiatori come l'immigrazione. Peccato che il 20% della forza lavoro in Usa è composta da immigrati e gli stessi studenti a cui insegno letteratura sono immigrati, conoscono 7 lingue. Se venisse a mancare questa componente l'economia statunitense crollerebbe" sottolinea.
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