Singolare verticale di Coda di
Volpe a Tenuta del Meriggio in Irpinia. L'azienda della famiglia
Pizza, nata nel 2010 nel borgo di Montemiletto, ha promosso un
evento dedicato a uno dei vitigni più sottovalutati. Una
degustazione in verticale che ha portato i presenti in un
viaggio di sette annate, dal 2016 al 2023 - la 2017 non fu
volutamente prodotta - per scoprire l'evoluzione e il valore di
questo vitigno autoctono irpino. Iscritto nel registro dei
vitigni da vino il 25 maggio del 1970, il Coda di Volpe, è stato
spiegato nell'incontro, viene coltivato nelle province della
Campania in due tipologie, uno a frutto bianco e l'altro a bacca
rossa, che assumono denominazioni diverse nelle varie zone di
coltura. Il tipo a bacca bianca, per esempio, è conosciuto anche
come "Pallagrello bianco" nel territorio di Piedimonte d'Alife
(Caserta) o come "Falerno" a Falciano di Carinola. Il vitigno
Coda di volpe a bacca nera si trova in alcuni comuni delle
province di Avellino e Campobasso ed è noto come "Pallagrello
nero" nel Casertano. In Irpinia e nel Sannio, questo vitigno
sembra aver trovato il suo habitat ideale laddove l'esposizione
è a mezzogiorno ma le temperature sono in media più fredde
rispetto ad altre aree campane. "Con il cambiamento climatico in
atto negli ultimi anni e, come si evince dalla verticale stessa
- ha detto l'enologo irpino Carmine Valentino - sarebbe
opportuno ritornare o mantenere il sistema di allevamento della
pergola".
La 'verticale' è stata condotta dal giornalista
enogastronomico e scrittore Luciano Pignataro con Tommaso
Luongo, presidente AIS Campania, al tavolo con Bruno Pizza,
imprenditore e titolare di Tenuta del Meriggio, Carmine
Valentino, enologo consulente dell'azienda, e moderata dalla
giornalista enogastronomica Annacarla Tredici. L'evento ha
voluto sottolineare l'importanza di questo vitigno nella
viticoltura irpina che è spesso trascurato nel panorama
enologico italiano.
Le annate in degustazione hanno mostrato come il Coda di
Volpe, lavorato in purezza, sia capace di una notevole
evoluzione. La 2016, nonostante gli anni, ha rivelato note
terziarie complesse, mentre la 2018 ha esaltato la freschezza e
la 2019 si è distinta per eleganza e finezza, rappresentando una
felice sintesi delle annate precedenti. Le 2020 e 2021 si sono
mostrate più "mature" in bocca, ricche di frutta matura, mentre
le ultime due annate (2022 e 2023) hanno presentato un
equilibrio perfetto tra naso e bocca. Durante la verticale si è
acceso un interessante dibattito anche in merito al sistema di
allevamento più consono oggi giorno. L'enologo Carmine
Valentino, irpino doc, ha sottolineato l'importanza di
riprendere la pergola come sistema di allevamento più propizio,
soprattutto in vista dei cambiamenti climatici degli ultimi
cinque anni. Questo sistema, infatti, permette alle viti di
adattarsi meglio alle alte temperature e di produrre uve di
migliore qualità. Verdetto positivo anche per la versione
spumantizzata del Coda di Volpe Brut, lavorata da Tenuta del
Meriggio secondo il metodo Martinotti: "credo che in questo modo
si esaltino meglio le caratteristiche di questo vitigno", ha
sostenuto l'enologo.
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