Un'analisi centrata sugli
equilibri politici e militari che portarono alla fondazione
dell'Aquila e al suo sviluppo nei primi anni del 1300 è
sviluppata nel libro 'Fondazioni angioine - I nuovi centri
urbani nella Montanea Aprutii tra XIII e XIV secolo' (Edizioni
Il Papavero).
Il volume, a cura di Andrea Casalboni, assegnista di ricerca
in Storia Medievale all'Università dell'Aquila, evidenzia il
ruolo della dinastia angioina regnante nei processi fondativi e
l'apporto fondamentale dato a queste iniziative dalle
popolazioni locali, evidenziando come solo la coesistenza di
questi due fattori abbia consentito alle città nuove di nascere
e prosperare.
Un lavoro che inquadra la trasformazione della regione
abruzzese sotto il dominio angioino, evidenziando il passaggio
da un sistema di insediamenti dispersi, dominati da consorterie
nobiliari e castelli, a una rete di centri urbani strutturati.
L'Aquila emerge come caso paradigmatico, con il suo ruolo
crescente sia politico che economico, ma anche come elemento di
tensione con le altre fondazioni.
L'autore utilizza un ampio spettro di fonti, tra cui registri
angioini, cronache locali e documentazione archeologica,
evidenziando le difficoltà legate alla frammentazione delle
fonti archivistiche. Questo approccio multidisciplinare permette
a Casalboni di costruire un quadro complesso e sfaccettato. Il
volume illustra come i sovrani angioini abbiano adottato il
modello delle fondazioni urbane per consolidare il controllo su
un'area di confine strategica.
Particolarmente interessante è l'analisi degli aspetti
urbanistici, con un impianto rigorosamente ortogonale e una
divisione interna basata sulle comunità fondatrici, e delle
dinamiche sociali, in cui si osserva la partecipazione della
nobiltà locale nella gestione delle nuove città. Casalboni non
si limita a studiare le fondazioni nella loro fase iniziale, ma
analizza le ripercussioni socioeconomiche e politiche di questi
processi nel corso del XIV secolo, includendo l'impatto della
peste del 1348 e delle crisi demografiche successive.
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