Natale: gli zampognari fra storia e mito
Un libro e una mostra alla scoperta delle origini
24 dicembre, 16:42(ANSA) - PESCARA, 24 DIC - "Ho notato solamente a Roma una musica strumentale popolare che tendo a definire come un resto dell'antichità: parlo dei pifferari. Ho sentito poi i pifferari nelle loro terre e, se li avevo trovati così notevoli a Roma, l' emozione che ho ricevuto fu molto più viva nelle montagne selvagge dell'Abruzzo, dove il mio umore vagabondo mi aveva condotto": così scriveva Hector Berlioz nelle sue memorie di viaggio parlando degli zampognari.
Come lui Stendhal, Dickens, Goethe, Lear e molti altri protagonisti del Grand Tour in Italia si occuparono degli zampognari abruzzesi, spariti agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso dopo essere stati per secoli protagonisti di una pacifica invasione di Roma in prossimità del Natale.
I mitici zampognari tornano oggi protagonisti di un volume uscito a inizio dicembre, in coincidenza con la rassegna "Più Libri, più Liberi" di Roma, e di una suggestiva mostra a Pescara, che sarà aperta anche il giorno di Natale e di Capodanno nella "Casa natale di D'Annunzio" (dalle 9 alle 13.30), dal titolo "Nell'anima l'eco delle zampogne".
L'autore del libro "Li chiamavano pifferari. Zampognari mito dell'Abruzzo pastorale" (edizioni Menabò) e curatore della mostra è Antonio Bini, studioso di storia e tradizioni abruzzesi, che ricostruisce la presenza degli zampognari nel '700 e '800 attraverso testimonianze e, soprattutto, numerose immagini. E ricorda come nel comporre il canto natalizio "Tu scendi dalle stelle" l'autore, Sant'Alfonso M. de Liguori, adattò la musica ricorrendo proprio a preesistenti melodie suonate dai pastori abruzzesi.
Solo grazie a viaggiatori stranieri è stato possibile recuperare alcune trascrizioni della loro musica, repertorio in gran parte perduto. Tra i documenti compresi nell'appendice musicale del volume figura la settecentesca "Pastorale suonata dei Pifferari abruzzesi a Roma sotto le feste di Natale"; autore del manoscritto tal Giuseppe Perderak di cui non si conosce molto oltre al nome. Completano il libro due brevi e suggestivi racconti di anonimi avventurosi inglesi pubblicati in Gran Bretagna nel 1833 e nel 1835 che rappresentano una testimonianza imperdibile del mondo pastorale e che contribuirono ad alimentare il mito della transumanza tra gli inglesi. "Per evitare che l'Abruzzo descritto nel libro sia considerato solo un'invenzione letteraria - scrive Antonio Bini nella prefazione - si è cercato di dare un nome e possibilmente un volto agli ultimi zampognari, scoprendo, tra l'altro, la singolare storia della famiglia dei Musichini di Castellafiume, paese nella Marsica, attiva fino agli anni '80". Da Clementino (1860-1923), zampognaro e pastore transumante, si arriva attraverso generazioni ad Alain Musichini che, nato in Francia, ad Avignone, nel 1962, è un affermato fisarmonicista a livello internazionale e ripropone nelle sue composizioni sonorità che richiamano la zampogna degli avi.