Benyamin Netanyahu ha deciso come (e quando) punire l'Iran per l'attacco missilistico del primo ottobre contro Israele. E ne ha informato Joe Biden nella prima, attesa telefonata in circa due mesi. Settimane in cui la tensione tra i due leader non ha fatto che salire, con il presidente americano spesso colto di sorpresa dalle iniziative del premier israeliano, compresa quella di ordinare l'uccisione del leader di Hezbollah in Libano quando si trovava a New York per l'Assemblea Onu.
Archiviato il colloquio come fosse una formalità da espletare, la rappresaglia israeliana nei confronti di Teheran appare quindi sempre più imminente: dopo un vertice notturno durato ore con i suoi ministri, i vertici militari e dell'intelligence, Netanyahu ha stabilito che nel mirino dell'Idf ci saranno "le strutture militari iraniane". E non i siti nucleari o quelli petroliferi, come ipotizzato in un primo momento, in uno scenario tuttavia osteggiato dagli Stati Uniti per il rischio di ricadute, anche economiche, sul mondo e sulla campagna elettorale americana. Al colloquio, durato 50 minuti, ha tra l'altro partecipato anche la vice di Biden, Kamala Harris, in corsa per succedergli alla Casa Bianca.
"Se non combattiamo l'Iran, moriamo", aveva anticipato Netanyahu parlando ad una delegazione della Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane a Gerusalemme, rivendicando che solo Israele sta contrastando in questo momento l'Iran e i suoi tentativi di "soggiogare il mondo".
"Il nostro attacco sarà letale, preciso e soprattutto sorprendente, non capiranno cosa è successo né come", ha poi annunciato il ministro della Difesa Yoav Gallant, il cui previsto viaggio negli Stati Uniti era stato cancellato - non senza ricostruzioni discordanti tra il suo ufficio e quello del premier - proprio nell'attesa delle telefonata di Biden e Netanyahu.
Con l'Iran Israele insegue dunque l'effetto sorpresa: secondo funzionari israeliani ad Axios, la rappresaglia per i 200 missili lanciati da Teheran sarà "significativa" e sarà condotta con "una combinazione di raid aerei contro obiettivi militari iraniani e attacchi sotto copertura", simile a quello in cui fu ucciso il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran a fine luglio. Ma per lanciare un simile attacco che potrebbe portare alla guerra totale con Teheran, Netanyahu ha bisogno del via libera del gabinetto di sicurezza, ricorda il sito, aggiungendo che dovrebbe essere convocato per domani.
E se le relazioni con Biden sono sempre più difficili - in privato il presidente americano non avrebbe risparmiato insulti verso Netanyahu, stando all'ultimo libro di Bob Woodward -, il premier ha invece incassato le congratulazioni di Donald Trump che la settimana scorsa lo avrebbe chiamato di sua iniziativa per elogiare le sue azioni "determinate e potenti" contro Hezbollah: dall'uccisione di Hassan Nasrallah a Beirut fino all'ingresso delle truppe nel sud del Libano, dove continuano i combattimenti tra miliziani e Idf, così come i raid aerei israeliani su Beirut e la roccaforte del partito di Dio.
Tuttavia, secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, Hezbollah non avrebbe perso "le sue capacità organizzative", né "il controllo" delle operazioni. Del resto, il movimento filo iraniano continua a martellare di razzi e droni il nord di Israele: nel pomeriggio, secondo l'Idf, ne ha lanciati 90 in appena 8 minuti sull'Alta Galilea. Una coppia di quarantenni è invece rimasta uccisa da un razzo contro Kiryat Shmona, vicino al confine, in un attacco rivendicato dai miliziani sciiti. Dal canto loro, le autorità libanesi hanno denunciato la morte di 40 persone nelle ultime 24 ore, facendo salire a 2.119 il bilancio dall'inizio delle operazioni israeliane nel Paese dei Cedri. Tra le vittime anche quattro persone uccise in un raid nel sud che ha colpito un albergo che ospitava sfollati.
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