C'è un ordine di Yahya Sinwar dietro alla sequela di attentati terroristici contro obiettivi civili che da settimane insanguinano Israele. Non appena insediato, all'indomani dell'uccisione a Teheran di Ismail Haniyeh lo scorso luglio, Sinwar ha dato direttive precise: i kamikaze devono tornare in azione. Poco importa se con i giubbotti esplosivi, gli Ak-47 o con il coltello, come accaduto oggi a Hadera, nel centro di Israele. L'importante, nella dottrina del capo di Hamas, è seminare il terrore nello Stato ebraico in quella che vede come "una lunga guerra di logoramento".
Sinwar, ha rivelato oggi il Wall Street Journal citando fonti anonime dell'intelligence araba, ha dato precise direttive a "Zaher Jabarin, in primo piano nella raccolta fondi dell'organizzazione e ora responsabile della Cisgiordania". I frutti avvelenati si sono visti subito: nel mese di agosto, da quando Sinwar è il leader, i dati ufficiali del governo israeliano parlano di un incremento del 22% di attentati rispetto al mese precedente. Non contro obiettivi militari e soldati, ma soprattutto contro i civili. Gli attacchi con armi da fuoco sono stati 18, tre quelli all'arma bianca, due con esplosivi, uno con un'auto. A questi si aggiunge Ja'far Sa'd Saeed Muna, un membro del braccio armato di Hamas, entrato a Tel Aviv a metà agosto con uno zaino esplosivo deciso a far diventare le proprie ossa "schegge mortali contro gli ebrei".
L'ordigno esplose prima che potesse fare danni e vittime. Poi, in un crescendo di attentati, è arrivato l'attacco di Jaffa del primo ottobre: due uomini armati di fucile automatico e coltello hanno fatto strage alla stazione del metrò leggero, 7 i morti, tra cui il 33enne italo-israeliano Victor Green.
Domenica scorsa è toccato alla stazione dei bus a Bersheeva, dove è rimasta uccisa una 19enne guardia di frontiera. E da ultimo Hadera, nel centro del Paese, dove oggi un arabo israeliano ha accoltellato sei persone in luoghi diversi andando in giro con un motorino prima di essere bloccato dai residenti inferociti.
L'approccio di Sinwar non piace a tutta Hamas, scrive il Wsj: in particolare a Doha, dove è rimasto un pezzo importante dell'organizzazione, diversi lo bollano come un "megalomane spietato" e un "dilettante in politica". Non che da Gaza si risparmino critiche: per Sinwar quelli in Qatar sono "i ragazzi dell'hotel", velenoso riferimento all'esilio dorato negli alberghi di lusso. Le frizioni tra l'ala militare e quella più incline al dialogo del resto sono iniziate già a giugno, quando sul tavolo c'era la proposta di mediazione americana benedetta dall'Onu, e a Gaza si resisteva alle pressioni per una tregua nella speranza che le scaramucce sul fronte nord di Israele, quello con gli Hezbollah libanesi, si sarebbero presto trasformate in guerra.
Sinwar, unico big rimasto in vita nella kill list di Israele, avrebbe mandato nelle ultime ore segnali ai negoziatori in Qatar, forse solo per dimostrare di essere ancora vivo. A Gaza intanto l'esercito dello Stato ebraico ha lanciato volantini con l'immagine di una clessidra e dentro i volti dei comandanti di Hamas già eliminati e la dicitura: "Non c'è un tunnel abbastanza profondo Sinwar, chiedi a Nasrallah", il leader di Hezbollah ucciso in un bunker a Beirut.
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