(di Luciano Fioramonti)
Anche nell' isolamento del mondo
virtuale creato da Internet è l' amore a rappresentare l' unica
possibile via d' uscita. Si spinge nell' ipnotico e alienante
universo di un grande videogioco la lettura di Turandot scelta
dal regista Francesco Micheli per l' omaggio che il Caracalla
Festival tributa a Puccini nel centenario della morte. Così la
gelida principessa che elimina i pretendenti incapaci di
risolvere i suoi tre enigmi diventa l' avatar di una giovane
'hikikomori', simbolo del numero sempre più alto di ragazzi
abituati ormai a vivere rinchiusi nella loro stanza
perennemente connessi al computer e al telefonino. Il progetto
scenografico bianco e astratto pensato da Massimiliano e Doriana
Fuksas si presta a farsi schermo per i video di Luca Scarzella,
Michele Innocente e Matteo Castiglioni, e le luci di Alessandro
Carletti davvero suggestivi amplificati anche dai torrioni dei
resti delle Terme con un effetto molto più efficace di quanto
avviene in Tosca, l' altro titolo del tributo del Festival al
compositore, ma è l' assenza totale di scenografie a costituire
anche qui un limite. L' evocazione della Cina al tempo delle
favole in cui è ambientato il dramma è affidata esclusivamente
ai bei costumi di Giada Masi ma continua a non rivelarsi
azzeccata l' idea di decentrare le scene: la giovane al
computer, filo conduttore dell' intera vicenda, è su un lato
estremo del palcoscenico costringendo gli spettatori a spostare
continuamente la testa per seguire i movimenti dei cantanti e i
testi sui maxischermi. Il pubblico della prima ha salutato con
calore il direttore Donato Renzetti e i protagonisti, in
particolare il Calaf di Luciano Ganci e a Maria Grazia Schiavo
per la sua intensa Liù, e poi Angela Meade al debutto a
Caracalla nel ruolo del titolo, Haris Adrianos (Ping), Marcello
Nardis (Pong) e Marco Miglietta (Pang). Applausi anche a Ciro
Visco per l' ottima prova del Coro, questa volta in buca accanto
con gli orchestrali. La versione di Turandot proposta a
Caracalla si conclude con la morte di Liù, senza il finale
scritto da Franco Alfano dopo la morte del compositore. Puccini
non era riuscito a completare l' opera - nonostante avesse avuto
tutto il tempo per farlo - con il previsto duetto tra Calaf e
Turandot e il trionfo dell' amore, capace di sciogliere il gelo
interiore della principessa. Il sacrificio della schiava che
sceglie di uccidersi piuttosto che rivelare il nome di Calaf,
di cui è innamorata non ricambiata, rende quindi Liù la figura
centrale del dramma. Nello scenario delle Terme trasformate in
un gigantesco videogame, comunque, c' è spazio per un filo di
speranza: il mondo virtuale e quello reale riescono a trovare,
infine, un punto di contatto perchè la giovane hikikomori esce
della sua stanza per unirsi in un lungo abbraccio con il suo
alter ego Turandot. Lo spettacolo avrà sette repliche fino al 10
agosto con l' alternanza di Lise Lindstrom nel ruolo del titolo,
Brian Jagde e Arsen Soghomonyan in Calaf, e Juliana Grigoryan in
Liù.
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