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Una Turandot come il cabaret anni '2O al Massimo di Palermo

Una Turandot come il cabaret anni '2O al Massimo di Palermo

Le scelte del regista Talevi tra tradizione e innovazione

PALERMO, 22 settembre 2024, 10:27

Redazione ANSA

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Questa Turandot, al debutto ieri sera al Teatro Massimo di Palermo, abita a Pechino, al tempo delle favole, ma vive nella sontuosa tomba degli avi. La regia di Alessandro Talevi insiste sul rapporto indissolubile che la principessa ha con gli avi defunti e soprattutto con un'altra principessa, vissuta in un tempo lontano, violentata da un uomo e che è all'origine dell'odio che Turandot nutre per tutti gli uomini. Il coro, che è il vero protagonista dell'opera è collocato in due grandi fosse, stanno in basso come schiavi, buoni solo per obbedire. In basso ci sono due cunicoli che conservano i teschi dei principi che hanno chiesto la mano di Turandot, non hanno risolto i tre enigmi posti da lei e sono stati decapitati.
    La regia oscilla tra la tradizione della scena e dei costumi di Anna Bonomelli, e poi un guizzo, le tre maschere indossano costumi degni di un cabaret anni '20. E' una bella idea che forse andava giocata di più e su più piani. Gli anni 20 sono gli ultimi di Puccini, di cui il teatro celebra i 100 anni dalla morte, ed è una cifra che ben si sposa con le ardite armonie dell'ultima opera del compositore di Lucca. Carlo Goldestein dà una lettura corretta e sobria dell'opera e sembra mediare tra l'orchestra e un suono spinto e le necessità dei cantanti che affrontano una partitura dalle altezze proibitive. Anche Calaf, Timur il padre e la schiava Liù si nascondono tra gli schiavi.
    Il principe Calaf verrà fuori quando decide di affrontare la prova degli enigmi.
    Nel cast si distinguono la Liù di Juliana Grigoryan che da stasera si alterna con la palermitana Jessica Nuccio. Una prova impegnativa e ben riuscita per il soprano Ewa Plonka (Turandot), Martin Muehle è il principe ignoto, Calaf, dalla dizione perfetta che gioca bene il suo ruolo fino all'amatissima "Nessun Dorma". Alessio Arduini, Matteo Mezzaro e Blagoj Nacoski. Di gran mestiere il Timur di Giorgi Manoshvili.
    Si replica fino al 29 settembre.
   

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