C'è voluto oltre un ventennio perché
il Festival Verdi, che da sempre aspira senza riuscirci a un
ruolo di primo piano, raggiungesse un risultato artistico di
livello internazionale: è successo ieri nel Teatro Farnese di
Parma dove è andata in scena una trionfale edizione di Giovanna
D'Arco, opera giovanile degli Anni di galera di Verdi. Artefici
i coniugi Saskia Boddeke e Peter Greenaway autori di uno
spettacolo da "vedere" prima che da ascoltare (del resto lo
stesso Verdi considerava questo lavoro un'opera zoppa),
immergendo la storia nel contenitore ligneo barocco reso una
sorta di maxischermo .
Il regista, sceneggiatore e pittore gallese e la moglie hanno
puntato su scenografie virtuali, videoproiezioni, installazioni,
che se hanno sacrificato i cantanti, relegati su una piattaforma
rotante in platea al fianco dell'orchestra, hanno però avvolto
la vicenda di Giovanna, la santa dei francesi, in un'atmosfera
magica dominata da continui cambi di colore, col rosso
dell'amore e del sangue a dominare.
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