(di Patrizia Vacalebri)
EMANUELE COCCIA E ALESSANDRO MICHELE
- LA VITA DELLE FORME - FILOSOFIA DEL REINCANTO (Harper Collins,
214 pp., euro 22)
"Io non sono appassionato del passato. Le cose esistono, ci
sono. Io anche sono fatto di materia e sono nel presente. Ma ho
un'adorazione per gli oggetti che sono stati. Per me hanno
un'anima. Ora sono da Valentino e amo stare a contatto con
quegli oggetti del tempo andato. Il presente è fatto anche da
cose del passato. Il futuro non esiste ancora, quindi perché
preoccuparsene?". Alessandro Michele, ex direttore creativo di
Gucci e da pochi mesi a capo della maison Valentino, accenna al
suo nuovo incarico nella moda davanti alla folta platea invitata
a Villa Medici a Roma, alla presentazione con firma-copie del
suo libro intitolato 'La vita delle forme - Filosofia del
reincanto', scritto con Emanuele Coccia, filosofo italiano
appunto - noto per la sua "metafisica vegetale", docente di
Filosofia della religione all'École des hautes études en
sciences sociales di Parigi - durante la pausa lontano dalla
moda durata un anno e mezzo.
Lo stilista sa benissimo cosa si chiedono gli addetti ai
lavori presenti nel pubblico e ne anticipa le eventuali domande.
"Non è che in questo periodo in cui vi sembravo sparito non ho
fatto niente - si schernisce il "rivoluzionario designer", come
lo definisce la moderatrice dell'incontro Teresa Ciabatti,
scrittrice e sceneggiatrice -, ho scritto un libro con
Emanuele". "Noi viviamo in questo mondo rigido dove siamo
ossessionati da ciò che verrà dopo - incalza lo stilista - la
cosa migliore sarebbe invece lasciare vivere tutti come
vogliono. Bisognerebbe guardare al Rinascimento, che poi ha
generato il mondo moderno. Sono certo che se Michelangelo fosse
nato oggi sarebbe un regista. Loro hanno avuto delle intuizioni
perché sono stati lasciati liberi di creare". "Io invece sono
stato accusato di essere troppo strano con la mia moda. Ma forse
strano è semplicemente essere libero. Io lo sono sempre stato.
Forse un po' questa libertà me l'hanno regalata i miei genitori.
Molta me la sono guadagnata".
"Io ho detto 'sono storto' - ricorda rievocando il suo
periodo Gucci, sette anni come direttore creativo e venti in
tutto nella maison fiorentina - e ho liberato tutti gli altri.
Poi ho smesso di essere libero perché sono andato via da Gucci.
Accettando un nuovo lavoro ho riacquistato la mia libertà".
In tanti si chiedono come Alessandro Michele, con i suoi
capelli lunghissimi, il cappello con visiera che fa tanto
'comandante Fidel', barba, baffi, occhiali da sole e jeans,
concilierà questa "libertà creativa totale" con i diktat rigidi
della haute couture. Ma questo sarà rivelato a settembre, quando
si vedrà la prima collezione disegnata dal designer romano per
Valentino. Intanto, Michele ci tiene molto al suo libro che
parla di moda e di filosofia. La vita delle forme, adottando la
forma grafica dei libri sacri antichi, mostra che "la moda è
l'arte più potente perché è l'unica capace di mutare per due ore
la nostra pelle, il nostro corpo, la nostra identità - spiega
l'altro autore, il filosofo Coccia -. Come le opere d'arte
presuppongono un rapporto di pura contemplazione, ogni abito
impone una trasformazione del sé, per poter diventare oggetto
della nostra esperienza. E al tempo stesso è l'arte più
metafisica perché contraddice il luogo comune che descrive
l'Occidente come una cultura che riduce tutte le cose a materia
inanimata. La moda è l'espressione di una forma profana e
quotidiana di animismo. Grazie alla moda ci trasformiamo in un
gemello che prende le nostre stesse sembianze. Noi siamo tutti
gemelli, come ci ha mostrato Alessandro con le sue collezioni".
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