(di Alessandro Carlini)
Stefano Tura torna alle origini
della sua carriera di scrittore e giornalista, nella Rimini
magica e maledetta che ha segnato la sua immaginazione di grande
giallista italiano. E lo fa con 'L'ultimo ballo' (IL KILLER
DELLE BALLERINE + L'ULTIMO BALLO, La Corte, pp. 456 - 20 euro),
un sequel che viene pubblicato dalla casa editrice La Corte
insieme alla prima opera dell'autore, 'Il killer delle
ballerine', sui sanguinosi delitti compiuti lungo la Riviera
romagnola, mondo luccicante minacciato dal buio di una mente
assassina. Proprio in quel contesto di locali aperti fino
all'alba, divertimenti sfrenati e anche torbidi fatti di cronaca
nera, Tura, oggi corrispondente della Rai da Londra, si è fatto
le ossa come giovane reporter, descrivendo una umanità e una
realtà in cui l'apparenza quasi sempre inganna. Il protagonista
non poteva che essere un giornalista, Luca Rambaldi, che
ritroviamo nel sequel a venti anni di distanza, e con lui
l'ispettore Gerace e il poliziotto infiltrato Marcus Damiani.
Facce note, facce invecchiate e vissute, caratteri in certi casi
peggiorati dal tempo, si ritrovano davanti un mondo ben diverso
rispetto a quello di due decenni prima, ma ancora segnato dalla
violenza.
Il periodo delle folle oceaniche nelle discoteche, delle
cubiste, dei vocalist, degli eccessi, dei 'viados', come
venivano chiamati, ma anche delle stragi del sabato sera, del
boom dell'ecstasy, della nascita dei grandi deejay e della
techno music sono alle spalle. E' cambiato molto, i gusti, gli
stili di vita, le professioni e la musica, ma non certo in
meglio, e l'autore coglie i mutamenti e li descrive tenendoli
ancorati molto bene alla storia. Ora il mondo è dominato da
internet, dagli smartphone, dai social network e le piattaforme
streaming. Un mondo in cui il livello di discriminazione e
violenza nei confronti del 'diverso' è aumentato in modo
esponenziale: anche se la libertà sessuale sembra diventata la
normalità, lo sballo del sabato sera ha lasciato il posto al
razzismo, al bullismo e all'intolleranza. Solo una cosa si
ripete, identica: il killer delle ballerine ha ripreso a
uccidere.
Non c'è solo però una trama adattata ai nostri tempi ma
emergono le tante sfaccettature di una società sempre più
complessa. L'esperienza maturata nel genere giallo da parte di
Tura, inoltre, si sente e si legge, nella resa psicologica dei
personaggi, nell'indagare l'oscuro limite fra il bene e il male,
e nell'analizzare con precisione anatomica i livelli di
malvagità che possono essere raggiunti, senza mai indugiare
sulle ricadute 'splatter'. E' senza dubbio il libro di una piena
maturità, potente e capace di tenere i nervi a fior di pelle,
capitolo dopo capitolo, in un susseguirsi ritmato di colpi di
scena. Dopo 20 anni l'autore è rimasto sulla strada giusta,
senza mai perdere la bussola del suo stile e della sua capacità
di non lasciarci dormire, per ottime ragioni di lettura. (ANSA)
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