"Le malattie cardiovascolari sono
tra le comorbilità più frequentemente associate alle infezioni
severe da COVID-19, determinandone spesso una prognosi
sfavorevole. Gli anziani affetti da malattie cardiovascolari
sono quindi da considerare una categoria particolarmente
vulnerabile, ma l'età non può essere l'unico fattore
discriminante, in quanto anche pazienti di età giovane-adulta,
che presentino gravi forme di cardiopatia, dovrebbero avere un
accesso prioritario al programma vaccinale". Lo riporta un
Position paper della Società Italiana di Cardiologia (SIC) dal
titolo 'Priorità del vaccino COVID-19 nei pazienti con patologie
cardiovascolari', pubblicato sul Giornale italiano di
cardiologia.
In un lungo articolo, 13 esperti - tra i quali Massimo
Mancone (Università Sapienza di Roma), Gianfranco Sinagra
(Università di Trieste), Pasquale Perrone Filardi (Università
Federico II di Napoli) - chiedono dunque "di stabilire una
priorità nel calendario vaccinale tra i soggetti affetti dalle
diverse forme di cardiopatia". Una priorità "necessaria dal
punto vista sanitario ed etico perché il numero limitato di
vaccini non permetterà la vaccinazione di tutta la popolazione
italiana in tempi brevi".
Gli studiosi hanno diviso in tre i livelli di rischio tra i
cardiopatici:: alto, intermedio, basso. Fanno parte del primo
gruppo - tra gli altri - coloro che soffrono di scompenso
cardiaco in classe NYHA III-IV, che hanno cardiopatie congenite,
hanno avuto un trapianto cardiaco o un pregresso infarto
miocardico con disfunzione ventricolare sinistra; tra quelli del
secondo pazienti afflitti da malattia coronarica
rivascolarizzata con stenting di vasi prossimali, che soffrono
di diabete con danno d'organo, ; insulino-dipendente, con scarso
controllo glicemico e che hanno avuto un pregresso intervento
cardiochirurgico "complesso". Sono infine a basso rischio coloro
che hanno una ipertensione arteriosa controllata, un diabete ben
controllato, pazienti sovrappeso.
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