(di Francesco De Filippo) "Dopo questa intervista parto e vado in aeroporto". Daria Dobrycheva, astronoma ucraina, trattiene la commozione: in poche ore passerà dallo splendido panorama che si apre dal soleggiato balcone della Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) della tranquilla Trieste alle brume cariche di pioggia e di fragori di guerra di Kiev.
Una collaudata relazione quella tra Sissa - dove Daria ha tenuto un seminario su mappatura e catalogazione delle galassie - e il Main Astronomical Observatory, cominciato nel 2022 e consolidatosi nel tempo. Un rapporto che la rassicura: "Non ci sentiamo soli in questo modo". Non si riferisce solto a lei e al marito che l'ha accompagnata, ma all'intero popolo ucraino. La cui comunità scientifica ha attività limitata, dovuta da un lato al fatto che "ogni famiglia ha un componente nell'esercito oppure è morto o si trova nei territori occupati". Dall' altro lato nello specifico perché i russi invadono: "Dei due principali osservatori uno è stato occupato dai russi; una zona in cui si trovano radio telescopi è stata minata dai russi. A Odessa un osservatorio importante si affaccia sul mare e viene spesso bombardato; anche a Mykolaiv un altro piccolo osservatorio è stato bombardato, quindi i colleghi non possono più fare osservazioni, si limitano ad analizzare i dati". E poi c'è quello di Terskol: "E' stato occupato, una mia amica, collega, ci lavorava ma è stata invitata ad andare via e ora ci studiano i russi". Quest'anno "celebriamo gli 80 anni dell' osservatorio di Kiev quindi abbiamo tenuto un congresso internazionale al quale è venuto anche coraggiosamente Carlo Baccigalupi (astrofisico della Sissa). E' molto importante che sia venuto". Vi preoccupa l'elezione di Trump? "Io non vedo la pace, dobbiamo combattere; ieri una famiglia sterminata nei territori occupati, perché fare la pace adesso? Per quanto riguarda Trump dobbiamo capire se per il Natale ci porterà un regalo o un bastone", l'equivalente del carbone in Italia. "Non sappiamo cosa aspettarci". Invece dall'Europa cosa vi aspettate? "More weapons, più armi. Dobbiamo difenderci. Un nostro studente dal fronte ha chiesto un giubbotto antiproiettili, abbiamo fatto una raccolta fondi e glielo abbiamo spedito. Chiediamo armi.
D'altronde, se non si ferma la Russia, non ci sarà la pace".
Come vi siete organizzati? "Siamo preparati per i black out, con batterie per cellulari, computer, generatori per ogni esigenza e poi - ironizza - ci stiamo preparando per le bombe atomiche". "Un mio collega astronomo è al fronte, manda foto in divisa, ha combattuto nei posti più caldi. Siamo in contatto: qualche giorno fa non ricordavo una teoria e alcuni calcoli riguardanti i corpi stellari, quando ci siamo sentiti gliel'ho detto e lui mi ha risposto 'ti richiamo'. Dopo qualche minuto mi ha richiamata e nonostante i combattimenti, aveva fatto i calcoli e risolto il mio problema".
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