"Un uomo sottrae un telefono a
una donna. Al processo, la sua difesa è "non ha detto di no".
L'uomo viene condannato. Un altro uomo stupra una donna. Al
processo, la sua difesa è la stessa: "Non ha detto di no". In
questo caso, però, l'uomo potrebbe essere assolto. In ben 13
paesi dell'Unione Europea si verifica un paradosso dove la
definizione di stupro lascia spazio a una difesa che nega il
consenso esplicito. Come è possibile?". E' quanto scrivono in
un'editoriale le eurodeputate FI-Ppe Giusi Princi, membro della
commissione e Femm dell'Eurocamera e Eleonora Meleti,
coordinatrice del gruppo nella medesima commissione, in vista
della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza
contro le Donne.
"La risposta - osservano - risiede nelle lacune delle
leggi. In Francia, ad esempio, lo stupro è ancora definito come
qualsiasi atto sessuale compiuto "con violenza, coercizione,
minaccia o sorpresa", senza fare esplicito riferimento al
consenso. Questo rende la legge ambigua e inadeguata nella
protezione delle donne, come dimostrano le statistiche. Lo
scorso anno, in Francia, sono stati registrati 25.000 stupri
denunciati, ma il numero delle condanne è sorprendentemente
basso. Al contrario, in paesi come la Germania e la Svezia, che
hanno adottato leggi basate sul consenso esplicito, i risultati
sono stati positivi. La Svezia ha introdotto una legge in tal
senso nel 2018, accompagnata da una campagna che sottolineava
che "Il sesso è sempre volontario, se non lo è, è un crimine".
Il risultato? Le denunce di stupro sono aumentate, così come le
condanne, con un incremento del 75%."
"È tempo di riconoscere che lo stupro non avviene solo di
notte e da sconosciuti. Due terzi degli stupri avvengono infatti
in contesti domestici, alla luce del giorno, senza segni
evidenti di violenza. La tragica realtà è che, nonostante il
crescente numero di casi e la pressione dell'opinione pubblica,
il cambiamento giuridico è lento. Stereotipi di genere, paura
dello stigma e mancanza di adeguati supporti legali e
psicologici per le vittime sono ostacoli concreti alla
giustizia. Le leggi che definiscono lo stupro in modo chiaro e
basato sul consenso rappresentano la strada da percorrere. Il
Parlamento europeo, insieme al Gruppo Ppe, è impegnato a
garantire un futuro in cui le donne non siano più vittime di
leggi ambigue e inadeguate. È ora di fare sentire la nostra voce
e ribadire che il silenzio non è mai consenso", concludono.
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