La solitudine cronica, avvertita per diversi anni di seguito, può aumentare significativamente il rischio di ictus negli adulti e negli anziani: lo rivela uno studio condotto dagli epidemiologi della Harvard T.H. Chan School of Public Health e pubblicato sulla rivista eClinicalMedicine.
"La solitudine è sempre più considerata un importante problema di salute pubblica - sottolinea l'autrice principale Yenee Soh -. Il nostro studio suggerisce che la solitudine possa svolgere un ruolo importante nell'incidenza dell'ictus, una delle principali cause di disabilità a lungo termine e mortalità a livello mondiale". Ricerche precedenti hanno collegato la solitudine ad un rischio maggiore di malattie cardiovascolari.
I ricercatori hanno valutato l'associazione tra la solitudine percepita in un certo arco temporale e l'incidenza di ictus nel tempo su un campione iniziale di 12.161 individui, tutti adulti di età pari o superiore a 50 anni.
Tra il 2006 e il 2008 il livello di solitudine dei partecipanti è stato valutato sulla base di una scala chiamata Revised UCLA Loneliness Scale. La valutazione della solitudine è stata ripetuta quattro anni dopo (2010-2012) su una parte del campione iniziale (8.936 individui). I ricercatori hanno poi suddiviso i partecipanti in quattro gruppi sulla base dei loro punteggi di solitudine nel tempo. I risultati hanno mostrato un legame tra la solitudine e un rischio maggiore di ictus: coloro che erano risultati in solitudine solo alla prima misurazione, avevano un rischio di ictus del 25% più alto rispetto a coloro per cui non era emersa una condizione di solitudine. Invece, i partecipanti risultati in solitudine in entrambi i momenti temporali, avevano un rischio di ictus superiore del 56% rispetto a quelli che non mostravano solitudine per tutto l'arco di tempo considerato nello studio. Quindi l'impatto della solitudine sul rischio di ictus si verifica soprattutto nel lungo termine.
Secondo i ricercatori, la solitudine potrebbe aumentare il rischio di ictus sia perché si associa ad una minore aderenza alle terapie eventualmente in corso e a cattivi stili di vita (il fumo, l'alcol e scarsa qualità del sonno), sia perché potrebbe influenzare condizioni organiche come l'infiammazione cronica o la pressione alta, che causano danni a più livelli: vascolare, metabolico e immunitario.
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