Quelli cerebrali non sono tumori
particolarmente frequenti ma sono molto importanti per le
conseguenze, anche di tipo funzionale, che possono avere e
rappresentano ancora una enorme sfida terapeutica, soprattutto
nelle forme maligne. Le stime per il 2022 parlano di 6.300 nuovi
casi di tumori del sistema nervoso centrale (Snc) e di 4.800
decessi. Sono tumori difficili da trattare, anche perché
diagnosticati in genere solo quando insorgono i sintomi. Lo
rende noto il Policlinico Gemelli di Roma in occasione
dell'International Neuro-Oncology Forum, organizzato
all'Università Cattolica del Sacro Cuore, in programma fino a
sabato 29 giugno.
"Il nostro centro di Fondazione Policlinico Gemelli è un
riferimento per la diagnosi e cura dei tumori cerebrali. Abbiamo
ottime collaborazioni con diverse università internazionali, in
particolare con diversi centri statunitensi (Johns Hopkins
University, Harvard University, Thomas Jefferson University),
che ci mette al centro della ricerca internazionale", afferma il
professor Alessandro Olivi, presidente dell'International
Neuro-Oncology Forum.
"Per quanto riguarda l'imaging, disponiamo oggi di risonanze
magnetiche (Rmn) più potenti che consentono di ottenere sequenze
più dettagliate e puntuali delle patologie studiate. Inoltre,
esse sono dotate di nuove metodiche (Rmn funzionale e Rmn con
trattografia) che offrono la possibilità di visualizzare le aree
funzionali della corteccia cerebrale e i fascicoli profondi del
cervello", fa notare Olivi. "Questo permette di acquisire
informazioni fondamentali per determinare la prognosi funzionale
e dirigere la mano del chirurgo, rendendo più sicuro
l'intervento con la 'navigazione', che ci aiuta a rispettare le
strutture cerebrali, sia superficiali che profonde", aggiunge.
Tra le 'promesse' delle nuove terapie per i tumori del
cervello spicca il Bmp4 (Bone Morphogenetic Protein 4), un nuovo
agente che attacca le cellule staminali del tumore (Glioma
stem-like cells o GSCs), responsabili della resistenza alle
terapie: "Il Bmp4, attualmente al vaglio di una serie di trial
clinici sembra in grado di rallentare quel processo che consente
ai tumori, attraverso il 'serbatoio' delle cellule staminali
tumorali, di offrire una resistenza alle terapie e di portare
alla comparsa di recidive", afferma Olivi.
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