Il mondo invecchia sempre di più:
solo nei Paesi europei gli ultra80enni sono la classe a più
rapida espansione, passando dal 3,4% del 2001 a quasi il 6% del
2020. In Italia, in particolare, nel 2050 si prevede che le
persone over 65 saranno tre volte più numerose dei giovani con
meno di 15 anni e i residenti over 65 sono aumentati di oltre 3
milioni: oggi sono 14,3 milioni (+5,1% rispetto al 2004). Con
l'avanzare dell'età aumenta il numero di persone che non è più
in grado di soddisfare autonomamente alcuni dei bisogni primari.
L'ultimo report dell'Oms, eseguito su 37 Paesi, ha stimato come
parzialmente disabili il 14% degli over 60, pari a 71 milioni di
persone. Il declino funzionale non è però un percorso
ineluttabile per tutti: fondamentali sono l'esercizio fisico e
la prevenzione cardiovascolare. Questo il messaggio che lancia
anche la Sigot - Società Italiana Geriatria Ospedale e
Territorio, che si riunisce nel suo 38/mo Congresso Nazionale
dal 22 al 24 maggio a Roma.
Patrimonio genetico, l'ambiente in cui viviamo e lo stile di
vita (attività fisica e la dieta in primis) sono i fattori da
cui dipende il benessere dell'organismo anche in età anziana.
"Intervenendo su questi fattori - sottolinea Lorenzo Palleschi,
presidente Sigot - si può ritardare la comparsa delle patologie
o i loro effetti più gravi di oltre 30 anni". Tra le patologie
che possono provocare maggiore disabilità e mortalità negli
anziani ci sono la sarcopenia e le malattie cardiovascolari. "La
sarcopenia si caratterizza per la progressiva e generalizzata
perdita di massa, forza muscolare e performance, che porta ad
aumentato rischio di disabilità fisica, cadute, fratture, scarsa
qualità di vita, complicanze e mortalità - evidenzia Palleschi -
e riguarda dal 5 al 30% degli anziani a seconda del tipo di
strutture di cura in cui si trovano".
L'invecchiamento della popolazione si riflette anche su un
incremento della prevalenza e dell'incidenza delle malattie
cardiovascolari, "come la fibrillazione atriale - spiega
Francesco Vetta, Direttore Uoc Cardiologia Utic Ospedale di
Avezzano e Professore di Cardiologia Unicamillus - raddoppiata
negli ultimi 20 anni e che triplicherà nel 2050. Parallelamente,
nell'anziano vi è un rischio di morte improvvisa per aritmie
ventricolari, che aumenta fino a 80 anni, prima di raggiungere
un plateau". Importante è quindi l'attività fisica, ma con
cautela e dopo screening cardiologici preliminari per favorire i
suoi effetti".
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