Offrire ai neonati che ne hanno
bisogno un trattamento profilattico che prevenga la
congiuntivite neonatale (che può portare alla cecità) senza
tuttavia abusare degli antibiotici alimentando il fenomeno
dell'antibiotico-resistenza. È questo l'obiettivo di un'indagine
europea lanciata oggi, in occasione della Giornata europea per
la consapevolezza degli antibiotici.
L'indagine, coordinata dall'Università UniCamillus, punta a
raccogliere dati epidemiologici sull'Ophthalmia Neonatorum,
un'infezione oculare che può verificarsi nei primi 28 giorni di
vita. Per prevenire questa condizione, l'Organizzazione Mondiale
della Sanità raccomanda la profilassi in tutti i neonati,
tuttavia le pratiche variano notevolmente tra i vari Paesi del
mondo.
Esemplare la situazione dell'Italia. Una legge del 1940 ha
istituito l'obbligo della profilassi antibiotica per i neonati.
Dal 1975 l'obbligo non esiste più, ma le linee guida sulla
gravidanza fisiologica, redatte dal ministero della Salute nel
2011, fanno cenno all'utilità della profilassi dell'Ophthalmia
neonatorum alla nascita, senza però indicare le modalità, i
tempi e i farmaci da impiegare, spiega in una nota UniCamillus.
Resta quindi una condizione di profonda incertezza: uno studio
eseguito in Italia nel 2022 ha mostrato che solo lo 0,4% dei
neonati è trattato seguendo le indicazioni dell'Oms; inoltre,
solo lo 0,001% dei neonati manifesta l'infezione. "Nonostante
questi dati di bassa o assente prevalenza dell'infezione, il
100% dei neonati in Italia ha ricevuto antibiotici oculari alla
nascita, diversi da quelli raccomandati ed efficaci sui germi in
questione, in virtù di una legge da tempo abrogata", spiega
UniCamillus.
L'indagine vuole porre le basi per superare questa
situazione: "La nostra missione è garantire che ogni neonato
riceva la migliore assistenza possibile, riducendo al minimo il
rischio di infezioni oculari", sottolinea la coordinatrice del
progetto Cinzia Auriti, neonatologa e docente presso
l'Università UniCamillus.
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