Tracciare le linee guida per un
utilizzo consapevole ed etico dell'intelligenza artificiale nel
campo della salute globale in un contesto di carenza
regolatoria. È questo l'obiettivo del simposio internazionale
"Global health in the age of Ai. Charting a course for ethical
implementation and societal benefit", che riunirà 45 esperti di
etica e sanità da università e centri di ricerca in tutto il
mondo presso la Fondazione Giorgio Cini, sull'Isola di San
Giorgio Maggiore a Venezia, dal 7 al 9 novembre.
L'IA può migliorare la previsione dell'insorgenza di una
malattia, lo sviluppo di nuovi trattamenti farmacologici, la
stesura delle lettere di dimissione, la sintesi delle ricerche
mediche, il supporto clinico per la valutazione di innumerevoli
parametri alla base delle decisioni terapeutiche. La sfida
principale, spiega il presidente della Fondazione Cini
Gianfelice Rocca, "è saper utilizzare tali strumenti mantenendo
l'ineludibile capacità emotiva di sintesi tipica
dell'intelligenza dell'uomo". Prepararsi adesso, quindi,
"lavorando insieme per riportare questi meccanismi alla
centralità umana".
Sulla carta ciò potrebbe inaugurare una nuova era di assistenza
medica, ma l'assenza di un quadro regolatorio etico solido e
trasparente rischia di scoraggiare ricerca e sviluppo dell'IA.
La sua mancata implementazione, oltre all'impatto economico,
penalizza tutti i cittadini.
Gli esperti identificano tre categorie di ostacoli: tecnici,
ovvero legati ad accesso, qualità e disponibilità di dati e
infrastrutture; legali, per quanto riguarda il rischio di
discriminazione e accesso alle cure e la necessità di garantire
alti standard di sicurezza; etici, sempre rispetto all'accesso
alle cure. Per la comprensione di tali sfide e l'elaborazione di
un quadro etico sufficientemente robusto, il simposio terminerà
con l'elaborazione di un consensus paper con l'obiettivo di
contribuire e guidare le decisioni dei governi internazionali
sul tema. "Questo incontro vuole essere anticipatorio e
costruttivo, su un impatto che è attualmente frenato
dall'assenza di un quadro legislativo etico chiaro e da un
disallineamento tra ciò che potremmo fare e ciò che stiamo
facendo", afferma Luciano Floridi, curatore scientifico del
simposio e direttore del Digital ethics center della Yale
University. "Se sapremo riallineare questi due aspetti,
risparmieremo molta sofferenza e molte vite umane".
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