Il Disturbo Primario del Linguaggio
(Dpl) interessa il 7,6% dei bambini in età prescolare e il 4% di
quelli in età scolare. Spesso sottovalutato e sotto trattato,
nonostante abbia un impatto sia sul rendimento scolastico che
sulla salute mentale, può esporre a un rischio 12 volte maggiore
per i ragazzi di sviluppare un Disturbo dell'apprendimento. Se
ne è parlato oggi a Roma, in occasione della Giornata mondiale
per la Consapevolezza del Disturbo Primario del Linguaggio, nel
convegno organizzato dalla Federazione dei Logopedisti Italiani
(Fli). "Il Dpl è il disturbo del neurosviluppo più frequente in
età prescolare che in Italia colpisce 1 bambino su 14 - spiega
Anna Giulia De Cagno, logopedista e vicepresidente della FLI -.
Si manifesta come incapacità di acquisire la lingua madre, in
assenza di deficit cognitivi, sensoriali, affettivi e di
importanti carenze socio-ambientali e può presentarsi con
diversi gradi di gravità con assente o limitata produzione
verbale". Nonostante gli studi mostrino che l'intervento precoce
può fare la differenza, troppo spesso i bambini e le loro
famiglie non hanno il supporto necessario. "Dobbiamo promuovere
la sensibilizzazione per questo disturbo e, soprattutto,
favorire la capacità di insegnanti, pediatri e genitori di
riconoscere i segnali di rischio, in modo da favorire una
diagnosi tempestiva - dichiara Francesca Mollo, logopedista e
referente della Federazione Logopedisti Italiani (FLI) sui
Disturbi Primari del Linguaggio -. Ricordiamo che la diagnosi
può essere effettuata dai 4 anni d'età". Anche per ciò che
riguarda la salute mentale, la fragilità emotiva e la
depressione, coloro che hanno un disturbo primario del
linguaggio presentano un rischio aumentato del 30% rispetto al
6% dei coetanei a sviluppo tipico. Per questo è importante che,
così come è avvenuto per i disturbi specifici dell'apprendimento
e per l'autismo, anche il Dpl diventi più conosciuto. Fli
insieme a Clasta, l'Associazione a carattere scientifico che si
occupa di sviluppo del linguaggio, ha lanciato una campagna per
raccontare questo disturbo con disegni e fumetti. Ma anche video
sui social media, storie e iniziative per coinvolgere le
Istituzioni. "Ancora oggi ci sono ragazzi o adulti che vivono
difficoltà nascoste a causa di questo disturbo non diagnosticato
- conclude Tiziana Rossetto, logopedista e presidente nazionale
Fli-. Renderlo visibile invece permette di utilizzare in
ambienti scolastici e lavorativi strategie comunicative che
consentono la piena espressione delle persone con un Dpl".
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