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Disagio psicosociale per 37% donne negli ambulatori ginecologici

Disagio psicosociale per 37% donne negli ambulatori ginecologici

Violenza riferita da 33%di esse, studio Cattolica insieme a Acli

ROMA, 18 ottobre 2024, 13:27

Redazione ANSA

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Il disagio psicologico e sociale colpisce il 37% (oltre una su tre) delle donne che si rivolgono a un ambulatorio di ginecologia. Inoltre sempre una su tre di queste donne (33%) ha riferito di aver subito una qualche forma di violenza, fisica (22,1%), psicologica (55,1%) o verbale (42,6%) e sessuale (8,1%). Mentre il 14% del campione vive in condizioni di insicurezza alimentare. Sono alcuni risultati di una ricerca promossa dalle ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) di Roma, condotta da Antonia Carla Testa, Università Cattolica e Policlinico Gemelli IRCCS. Presentato al Gemelli, lo studio ha coinvolto oltre 400 donne di età media 43 anni; il 19% si era rivolta agli ambulatori per un controllo, il 45% per un problema ginecologico e il 36% per una patologia oncologica. Il disagio è risultato strettamente legato alla malattia, che a metà delle donne ha cambiato la vita. È emersa per esempio l'insoddisfazione per il proprio corpo (nel 27.4% dei casi), il non sentirsi comprese (40,4%), la perdita delle certezze e l'inadeguatezza all'attuale condizione di vita (20,9% e 20,4%). Inoltre, il 35% delle donne ha riferito cambiamenti nelle relazioni a causa di essa; molte si sono sentite trattate con compassione o isolate e molte hanno provato sintomi di ansia riguardo al giudizio e preoccupazioni legate alla malattia cronica o oncologica.
    L'Ingegnere Tina Pasciuto della Cattolica - Gemelli IRCCS, che ha curato l'analisi dei dati, ha evidenziato che "tra i fattori di rischio del disagio vi sono senz'altro avere una patologia oncologica e cronica, le difficoltà economiche e l'aver subito violenza. In particolare il rischio di disagio per le pazienti oncologiche è quasi 4 volte maggiore rispetto alle pazienti sane". Per quanto riguarda la violenza, i principali fattori di rischio sono soffrire di patologia ginecologica benigna, avere difficoltà economiche, o trovarsi in condizioni di insicurezza alimentare.
    L'indagine ha evidenziato che la difficoltà economica aumenta il rischio sia di avere disagio psicologico e sociale (quasi 4 volte maggiore), sia di subire violenza (più del 70% maggiore) nonché di soffrire di insicurezza alimentare (6 volte maggiore).
    E' cruciale "favorire l'integrazione socio-sanitaria per offrire risposte in grado di curare la persona con un approccio olistico", conclude Lidia Borzì, Presidente ACLI di Roma.
   
   

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