Le persone sieropositive in attesa di
un trapianto di rene possono ricevere l'organo da un'altra
persona affetta da Hiv ottenendo risultati, in termini di
sicurezza ed efficacia, del tutto simili a quelli che avrebbero
se il donatore non avesse l'infezione. La conferma arriva da una
ricerca coordinata dalla Johns Hopkins University School of
Medicine di Baltimora e pubblicata sul New England Journal of
Medicine.
La donazione di organi - nello specifico il rene - da
pazienti Hiv positivi ad altri pazienti con infezione da Hiv è
una pratica sperimentale negli Stati Uniti. È invece praticata
da tempo in altri Paesi, compresa l'Italia, dove è possibile
farlo dal 2018, dopo che diversi studi ne avevano decretato la
sicurezza.
La nuova ricerca, ora, conferma la validità di questa
procedura. Lo studio ha coinvolto quasi 200 adulti con malattia
renale allo stadio terminale che hanno ricevuto trapianti di
rene in 26 centri statunitensi e ha confrontato i risultati
ottenuti in 99 partecipanti che avevano donatori con Hiv
rispetto a 99 i cui donatori non avevano l'infezione.
Nei tre anni successivi al trapianto, i ricercatori non hanno
rilevato particolari differenze tra i due gruppi. La
sopravvivenza a un anno era del 94% nel gruppo che aveva
ricevuto l'organo da un donatore sieropositivo e del 95%
nell'altro; a tre anni i tassi scendevano rispettivamente
all'85% e all'87%. Simili anche i tassi di rigetto e quelli di
complicanze. È stato osservato un caso di un ricevente che
potrebbe aver acquisito, attraverso l'organo, un secondo ceppo
di Hiv geneticamente distinto dal suo, ma non ci sono state
conseguenze cliniche di rilievo.
"Il nostro studio dimostra in modo schiacciante che il
trapianto di rene da donatori Hiv positivi a riceventi Hiv
positivi è sicuro ed efficace", ha affermato il coordinatore
dello studio e chirurgo dei trapianti Dorry Segev. "Questi
risultati offrono speranza alle migliaia di persone affette da
Hiv che hanno bisogno di un trapianto di rene".
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