Prima Robert Habeck, il verde.
Poi Manfred Weber, il cristiano-democratico. La proposta dell'Italia di anticipare di un anno il tagliando Ue sulla legge per lo stop ai motori a diesel e benzina incassa la sponda dei Popolari di Ursula von der Leyen. Tutti segnali che rafforzano l'asse Roma-Berlino a difesa di un'automotive in crisi, che cerca tutele davanti a una transizione all'elettrico funestata anche dalla guerra commerciale con la Cina. E se il ministro Adolfo Urso esulta, il dibattito apre uno scontro tutto interno al Pd: al coro dei favorevoli si è unita a sorpresa la voce dell'eurodeputato dem Giorgio Gori, suscitando però la replica della collega ambientalista Annalisa Corrado, che nelle e-car vede "la tecnologia vincente". Dal canto suo, Bruxelles resta ad ascoltare, ferma nel suo monito a "raddoppiare gli sforzi per l'elettrificazione". Nel futuro meno prossimo però le strade con la destra divergono: quel Green deal origine di molti mali per la competitività europea, nella visione anche dei Conservatori Ue di Giorgia Meloni, deve essere cambiato. Per Socialisti e Verdi invece servono garanzie, le stesse che von der Leyen aveva offerto nella scommessa poi vinta di assicurarsi il bis.
Poche ore prima del confronto nell'aula di Strasburgo, Weber ha dato il suo assenso al disegno italiano di anticipare al 2025 - rispetto al 2026 previsto per legge - la revisione del regolamento che nel 2035 porterà l'Europa ad abbandonare il motore endotermico. "Prima facciamo il punto della situazione e meglio sarà", ha tagliato corto il leader del Ppe, dando risonanza anche alla voce delle ammiraglie tedesche Volkswagen, Mercedes e Bmw che, puntando sul gioco d'anticipo per capire la disponibilità di risorse Ue, la situazione del comparto e le reali possibilità di centrare il target ultimo, sperano di allontanare anche la data ultima del 2035.
La via di Bruxelles però appare tracciata: il quadro - già entrato in vigore - per arrivare a veicoli a zero emissioni tra poco più di dieci anni, nell'ottica del vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha creato sufficiente "certezza per produttori e investitori" e "ha anche fornito abbastanza tempo per pianificare una transizione equa". Una precisazione che esclude ogni ipotesi di futura retromarcia sull'obiettivo finale. Il responsabile del Commercio Ue ha parlato dunque di più colonnine da installare nelle strade dei Ventisette, investimenti da accelerare, tutela delle materie prime essenziali per fabbricare le batterie, e dazi che appaiono sempre più inevitabili nei confronti delle pratiche sleali di Pechino. L'attenzione della Ue, è la posizione netta, "sarà rivolta esclusivamente al supporto" dell'industria per "creare condizioni eque" affinché l'intero percorso verso il 2035 "rimanga praticabile e ampiamente accettato".
Prima di quella data però c'è una revisione che anche il Comitato delle Regioni Ue, con un parere a firma del governatore dell'Abruzzo Marco Marsilio, chiede a Bruxelles di rendere imminente: già il prossimo anno. Rivedendo "i mezzi" per la trasformazione del comparto, assicurando "più fondi, più sostegno ai territori, alle aziende e ai cittadini".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA