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In Egitto nasce una nuova Rafah mentre si prega per Gaza

Case e infrastrutture, piani del Cairo per lo sviluppo del Sinai

07 marzo 2024, 13:00

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Domitilla Conte) (ANSAmed) - IL CAIRO, 7 MAR - Il 25 aprile, giorno in cui l'Egitto celebra il ritiro di Israele dal Sinai nel 1982, il loro 'Giorno della Liberazione', sarà inaugurata una nuova Rafah egiziana, l'altra metà della martoriata omonima città palestinese. L'iniziativa, solo apparentemente di scarsa importanza per costo ed entità dei lavori, tocca in realtà questioni quanto mai attuali con il conflitto di Gaza alle porte e con l'Egitto che non perde giorno per ricordare a Israele i confini fissati alla fine della guerra del 1967, anche ridando vita ad insediamenti abitativi quasi abbandonati nella regione di confine con la Striscia di Gaza e con Israele.

Nel dare notizia della cerimonia, il governatore del Nord Sinai Abdel Fadil Shusha, ha rivelato che è "interesse della leadership politica e di tutte le istituzioni statali lo sviluppo e la ricostruzione del Sinai attraverso la realizzazione di una serie di progetti, dando la priorità alla cittadina più vicina al confine con Gaza, protagonista per l'ennesima volta della storia della regione. Rafah è divisa in due come l'italiana Gorizia, sebbene a differenza di questa protetta al confine una zona cuscinetto di 14 chilometri. Ed è minacciata ora, nella parte palestinese, da un'invasione di terra israeliana giudicata potenzialmente catastrofica da quasi tutta la comunità internazionale.

Una storia martoriata, quella di Rafah, un'oasi nel deserto ai limiti orientali del Sinai, il cui primo riferimento storico risale a un'iscrizione su una stele egizia risalente al XIII secolo avanti Cristo, riporta un interessante articolo di Terrasanta.

Gli egizi la chiamavano Robihwa, Raphia i greci e i romani, gli israeliani Rafiah e Rafah gli arabi. Un'importante battaglia che vi ebbe luogo nel 217 a.C. tra egizi e seleucidi vide prevalere gli asiatici ma portò comunque a una pace duratura sancita dalle nozze tra i due eredi, ritenuti, fra l'altro, antenati della regina Cleopatra.

Dopo un breve periodo di dominazione da parte di piccoli regni israelitici di età ellenistica-romana, Rafiah fu inglobata per sette secoli nell'Impero romano, poi riconquistata dagli arabi. Passata dalle mani degli Omayyadi a quelle degli Abbasidi e infine all'impero ottomano, divenne uno snodo importante nei traffici tra Oriente e Occidente.

Fu sotto quest'ultimo nel 1906, che la sorte di Rafah cambiò nuovamente. Con una linea tracciata su una carta, la città fu tagliata a metà: da un lato venne accorpata all'Egitto, protettorato dei britannici, e dall'altro alla Palestina ottomana. Con il tracollo dell'impero ottomano e la rivolta araba, Rafah fu riunificata sotto il controllo britannico nel 1917. Nel 1948, tuttavia, con il processo di nascita dello Stato di Israele, e l'espulsione di circa 750 mila palestinesi dalle loro terre storiche, la Rafah ex ottomana si trasformò in un campo profughi, controllato dagli egiziani, i quali però ripristinarono la divisione del 1906, stavolta tra palestinesi ed egiziani.

In un nuovo rivolgimento della storia, arrivò la guerra del 1967, quando Israele sconfisse gli eserciti arabi e occupò i territori palestinesi della Striscia di Gaza, della Cisgiordania, di Gerusalemme est, oltre alle Alture del Golan appartenenti alla Siria e la penisola del Sinai egiziana.

Gli abitanti di Rafah si trovarono riunificati sotto il controllo militare israeliano, che si protrasse per 15 anni, durante i quali il Canale di Suez segnò nei fatti la demarcazione tra l'Egitto e i territori occupati da Israele. In seguito ai negoziati di Camp David e al trattato di pace firmato da Egitto e Israele nel marzo 1979, i militari e i coloni israeliani si ritirarono dal Sinai nel 1982. In quel momento fu ricostruito il confine di Rafah, grosso modo sulla linea tracciata dal 1906.

Sempre nel 1982 fu aperto il valico di Rafah tra Egitto e la Striscia di Gaza, controllato dagli israeliani, un passaggio ufficiale e riconosciuto per entrare ed uscire dai territori occupati. Nel 1994, l'anno successivo agli Accordi di Oslo, Israele e Autorità palestinese trovarono un'intesa per gestire congiuntamente il valico di Rafah.

Nel 2001, in occasione della Seconda intifada, Israele si appropriò dell'intero controllo del posto di frontiera. Grazie al primo ministro Ariel Sharon, fu poi deciso di porre fine all'occupazione militare di Gaza e di costringere i coloni israeliani ad abbandonare la Striscia. Nel 2005, il valico di Rafah ritornò sotto il controllo congiunto di Israele e dell'Autorità palestinese. Nel 2007, altro cambio. In quell'anno Hamas vinse le elezioni politiche palestinesi e si impossessò del potere nella Striscia: il posto di frontiera fu allora affidato alla gestione egiziana da un lato e alle autorità del movimento islamico palestinese dall'altro.

Dal 2014, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha cominciato a demolire la Rafah egiziana, abitata da circa 78 mila persone. Quel centro urbano è diventato così una città fantasma, come pure i paesini che lo circondavano mentre la Rafah palestinese, da cui l'Egitto è oggi separato dalla zona cuscinetto dell'Asse Filadelfia, continuava ad essere devastata da conflitti interni, bombardamenti e attacchi israeliani. In tutti questi anni il valico di frontiera è stato aperto ad intermittenza fino al 7 ottobre 2023, data dell'inizio del nuovo conflitto. Da allora è aperto giorno e notte al passaggio di feriti, stranieri, organizzazioni di soccorso e aiuti per la popolazione di Gaza sempre più allo stremo.

Mentre nella segnaletica stradale israeliana si è riaffacciato il toponimo Rafiah. (ANSAmed).

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