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In evidenza
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In collaborazione con Sanità per il Veneto
La Medicina Generale dell'ospedale
di San Bonifacio (Verona), diretta dalla dottoressa Sara
Lombardi, ha conseguito un prestigioso premio a livello
nazionale. È risultata infatti uno dei migliori centri di
ricerca partecipanti al "Registro italiano delle febbri di
origine sconosciuta". L'unità operativa complessa si è
classificata al quinto posto in una graduatoria stilata da
un'apposita commissione di grande rilevanza scientifica nel
panorama delle società di Medicina interna in Italia.
Il premio, consegnato a Rimini durante la cerimonia
conclusiva del congresso nazionale Fadoi (Federazione delle
Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti), è stato
assegnato "per il costante impegno, il numero dei pazienti
arruolati e la qualità dei dati raccolti da parte dell'Unità
Operativa dell'Ulss 9 nello studio sulle febbri sconosciute".
Si tratta di una patologia rara ma con rilevante morbilità,
complessità diagnostica e alti costi sanitari. Nello studio sono
stati registrati i casi con "quadro clinico caratterizzato dalla
presenza di febbre riscontrata in più occasioni per una lasso di
tempo superiore a tre settimane, con difficoltà nel porre una
diagnosi nonostante una serie di accertamenti effettuati in
regime di degenza per almeno tre giorni o in regime
ambulatoriale dopo almeno tre visite", spiegano dall'azienda
sanitaria.
Lo studio, coordinato inizialmente dal dottor Andrea Tedesco
e successivamente portato a termine dalla dottoressa Maria Elena
Bortolotti, è stato condotto dal 2019 al 2023, con prolungamento
a causa della pandemia. I pazienti arruolati nello studio sono
stati seguiti in regime di ricovero e, successivamente, con un
follow-up a sei mesi. "È motivo di orgoglio - spiega Lombardi -
che sia stato riconosciuto l'impegno costante della nostra
équipe in un periodo storico così critico per la realtà
ospedaliera pubblica, non solo nel fornire al meglio le cure ai
pazienti ma anche nella partecipazione a iniziative nazionali
volte a migliorare l'iter diagnostico e, soprattutto, la cura di
tutti i pazienti".
In collaborazione con Sanità per il Veneto
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