Nuove scoperte sulle antiche
tecniche di produzione della ceramica sono emerse da uno studio
dell'Università Ca' Foscari Venezia, pubblicato sul Journal of
Archaeological Science, che ha utilizzato la micro-tomografia
computerizzata a raggi X (microCT) per ricostruire i processi
alla base delle ceramiche cretesi della Media Età del Bronzo,
risalenti a circa 4000 anni fa, offrendo una nuova metodologia
per l'analisi del vasellame antico.
L'articolo, redatto da Ilaria Caloi e Federico Bernardini,
del Dipartimento di Studi Umanistici di Ca' Foscari, presenta la
prima applicazione della microCT a vasi sperimentali in ceramica
prodotti con l'utilizzo del tornio. Questi vasi sono stati
realizzati interamente al tornio oppure con una combinazione di
tecniche manuali e tornitura.
L'analisi macroscopica tradizionale è spesso insufficiente,
poiché l'impiego della ruota del vasaio può oscurare le tracce
lasciate sulla superficie dalla tecnica di lavorazione primaria.
L'uso innovativo della microCT, una tecnica non invasiva che si
è sviluppata in medicina, consente una visualizzazione 3D
dettagliata delle strutture interne e la quantificazione delle
componenti ceramiche, compresi i frammenti litici e i vuoti
all'interno degli impasti.
Per questo studio, la microCT è stata applicata a repliche di
coppette minoiche provenienti da Festòs, nella Creta
meridionale, presso il Laboratorio Multidisciplinare del Centro
Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam (Ictp) di Trieste.
Queste repliche sperimentali sono state realizzate dal
ceramista cretese Vassilis Politakis, in collaborazione con
Ilaria Caloi, seguendo rigorose procedure sperimentali e
utilizzando argille naturali e strumenti compatibili con quelli
di età minoica. Il tornio utilizzato è stato costruito sulla
base di modelli proposti da studiosi della Creta minoica.
L'integrazione di informazioni derivate dalla microCT con le
tradizionali analisi macroscopiche si è rivelata molto utile per
ricostruire i processi tecnologici alla base della ceramica
antica.
Diversi i risultati chiave, tra cui l'identificazione di
discontinuità nell'impasto ceramico dovute al metodo di
costruzione del recipiente, ben visibili nelle coppe prodotte
con la tecnica "a colombino" - ossia la sovrapposizione di
anelli di argilla a forma di corda - differenze di spessore fra
le coppe realizzate esclusivamente al tornio e quelle che
combinano tecniche manuali e tornitura, e distinti modelli di
orientamento dei vuoti corrispondenti alle diverse tecniche di
modellazione.
Questa ricerca pionieristica apre nuove strade per lo studio
delle ceramiche antiche e fornisce un modello per le future
indagini archeologiche. I risultati non solo arricchiscono la
nostra conoscenza della ceramica minoica, ma dimostrano anche il
potenziale della combinazione di metodi tradizionali e digitali
nella ricerca archeologica.
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