Una mostra organizzata in due anni
a causa della pandemia, senza avere contatti diretti con gli
artisti, se non attraverso lunghe conferenze via Zoom,
all'interno delle mura di casa. Nonostante le distanze, gli
ostacoli e le difficoltà, la Biennale Arte 2022 di Venezia ha
preso forma e il successo più grande, ha avuto modo di
sottolineare la curatrice, Cecilia Alemani, nel corso della
conferenza inaugurale, "è quello che le persone possano vedere
le opere in presenza, trovarsi a Venezia dopo due anni di
isolamenti e difficoltà".
"Tutta la mostra è stata concepita e eseguita in periodo di
emergenza Covid, e ora con la guerra in Ucraina - ha aggiunto
Alemani - si fa fatica a pensare quanto abbia senso una mostra e
fare arte. Il mio auspicio è che si possa pensare alla Biennale
come una piattaforma dove il dialogo tra i popoli possa
continuare, e all'interno della quale si possa guardare all'arte
come un ponte tra nazioni diverse".
Se la Biennale Arte 2022 nasce in periodo di piena pandemia,
quindi, ora deve confrontarsi con un altro ostacolo, quello
bellico, che ha portato anche alla rinuncia della Russia a
presenziare con il proprio padiglione in laguna. Nonostante sia
stata organizzata prima dello scoppio del conflitto, l'intera
mostra riesce comunque a "riflettere il mondo complesso d'oggi,
in modo trasversale e completo", ha puntualizzato la curatrice.
Si tratta di un ribaltamento rispetto alla storia della
Biennale, che in 125 anni ha sempre avuto una predominanza di
artisti uomini. "Mi auguro che le persone visitino le mostre e
solo successivamente si possano rendere conto che si può fare
una mostra anche con una maggioranza di donne", ha concluso
Alemani.
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