"La situazione è molto pesante perché si è scatenata una ondata di odio che per me era perfino inimmaginabile e ha anche approfondito il solco, la distanza, tra il mondo ebraico-israeliano non solo con il mondo palestinese ma anche con il mondo arabo-israeliano.
C'è stata
una rottura di relazioni e ha prevalso un desiderio di rivalsa".
Lo ha detto il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton,
con un collegamento video all'evento "Le vie per fare la pace",
organizzato da Communia, Costruttori di pace, Associazione beni
comuni, Ospti, La nostra madre terra, in corso a Roma.
"In questo momento sicuramente sono più forti le ferite che
le speranze perché i due mondi sentono soprattutto il dolore,
gli uni per ciò che hanno subito il 7 ottobre, gli altri per ciò
che hanno subito dal 7 ottobre in poi, e questo chiaramente non
ha fatto che approfondire ulteriormente sentimenti di odio" e
"le prospettive di pace in questo momento sono assolutamente
minime.
Non credo che in questo momento l'obiettivo più
immediato sia la pace a lungo termine - ammette il francescano -
perché ha bisogno di molti precedenti, quali ad esempio il
rinunciare a risolvere questo tipo di contenzioso semplicemente
con l'uso della violenza, per passare invece allo strumento
politico diplomatico". Anche "usare la parola 'riconciliazione'
in questo momento va al di là delle possibilità. Sarebbe già
tanto se ci fosse una qualche forma per rientrare nei limiti
della non aggressione. Questo sarebbe già un un primo passo
verso la pace".
Tuttavia per fra Patton la pace deve essere sempre perseguita
"ma è un percorso che richiede, dal mio punto di vista, molto
tempo e richiede un cambio di mentalità, un cambio di cultura e
richiede un grandissimo lavoro in termini di educazione". Il
francescano ha citato la portavoce degli ostaggi secondo la
quale ha detto che bisogna imparare a "percepire la sofferenza"
l'uno dell'altro, ad accettarsi reciprocamente e "accettare il
diritto di entrambi ad esistere".
Per il Custode di Terra Santa per questo "c'è anche la
necessità di una educazione al linguaggio perché ha sempre il
suo peso. E questo è talmente vero che a me francescano piace
quello che diceva San Francesco che diceva ai frati, quando li
mandava in missione, che la pace che annunciate dovete prima
averla nel cuore, ma poi metteva direttamente nel saluto la
parola 'pace'. Ed è paradossale che in ebraico ed in arabo il
saluto comune siano parole che vogliono dire pace. Nonostante
questo tipo di saluto faccia parte della cultura comune, poi di
fatto c'è la difficoltà ad usare la parola pace realmente,
riconoscendo la dignità dell'altro. Per questo bisogna
ricominciare dall'educazione alla pace".
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