E' in corso oggi a Roma il convegno
"Giustizia e speranza: la comunità cristiana tra carcere e
territorio", promosso dalla Caritas Italiana per riflettere
sulle attuali condizioni di vita all'interno delle strutture
detentive e sul ruolo che la comunità cristiana può e deve avere
nella costruzione di percorsi di riscatto e reintegrazione.
Nella giornata si alternano interventi che permettono di
comprendere meglio la situazione focalizzando l'attenzione su
tre questioni specifiche: la presenza della comunità nelle
strutture detentive; il servizio sul territorio a sostegno delle
persone in misure alternative alla detenzione; l'impegno per
costruire un modo differente di fare giustizia.
Nel pomeriggio, in sessioni parallele, le stesse attenzioni
costituiscono l'oggetto di un dialogo volto alla costruzione di
prospettive possibili a partire dai saperi e dalle esperienze di
ciascuno. "L'incontro, alla vigilia del Giubileo, vuole
valorizzare il ruolo profetico della Chiesa anche trovando nuove
forme per restituire dignità e speranza a chi ha sbagliato", si
legge in una nota.
L'esperienza di operatori e volontari Caritas che operano in
questo ambito porta a dire che è doveroso favorire percorsi in
cui le persone sono "fuori dal carcere, il prima possibile e
accompagnate", sempre in un'ottica di legalità e di rispetto
delle normative vigenti.
"Quel 'tra' che c'è nel titolo", ha sottolineato il card.
Matteo Zuppi, presidente della Cei, nel suo intervento, "la
comunità cristiana 'tra' carcere e territorio… è molto bello
questo 'tra', penso che sia davvero questo il ruolo delle
comunità, stare tra il carcere e il territorio. Anche per non
dare l'alibi a tutti noi di non fare la nostra parte perché
comunque altri, come la Caritas, si prendono cura dei
carcerati…". "È fuori dal carcere", ha detto mons. Carlo
Redaelli, presidente di Caritas Italiana, "che le persone
possono sperimentarsi nuovamente con la vita sociale fatta di
regole e di relazioni basate sul rispetto e sulla fiducia nella
reciprocità; è fuori dal carcere che può avvenire in modo pieno
e completo quell'incontro con la comunità che si aspetta
responsabilità e che può aprire le braccia per accogliere e
sostenere le persone più fragili".
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