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Presunta truffa sul superbonus, sequestrati 4,7 milioni di crediti

Presunta truffa sul superbonus, sequestrati 4,7 milioni di crediti

Sei indagati, operazioni della guardia di finanza di Aosta

AOSTA, 26 luglio 2024, 10:46

Redazione ANSA

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Aosta, guardia di finanza - RIPRODUZIONE RISERVATA

Aosta, guardia di finanza - RIPRODUZIONE RISERVATA

I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Aosta hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Aosta, su richiesta della procura, per oltre 4,7 milioni di euro, nei confronti di due società, in relazione a crediti fiscali maturati - secondo le indagini - in modo fittizio nell'ambito del 'Superbonus 110'. Si tratta della Generali Sorace costruzioni di Pollein che fa riferimento ai fratelli Diego e Simone Sorace e della torinese San Marchese ‘95 sas, che fa riferimento a Damiano Calosso e Luca Simeone. Scattato anche un decreto di sequestro preventivo per equivalente di circa 655 mila euro relativi ai proventi del reato.
    Sono coinvolte sei persone e due entità giuridiche. Le contestazioni agli indagati sono, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni di privati, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di riciclaggio, autoriciclaggio, di false asseverazioni e indebite compensazioni di crediti di imposta.
    Il provvedimento cautelare reale fa seguito a quello già eseguito lo scorso 11 aprile, quando nei confronti di una delle due società destinatarie della misura scattata oggi, la torinese San Marchese ‘95 sas, fu eseguito un decreto di sequestro, in via d'urgenza, di crediti di imposta pari a circa 1,9 milioni di euro. Parti di questi crediti d'imposta erano stati ceduti ad una società di trasporti di Bra (Cuneo) considerata terzo in buona fede, con la contestazione di aver emesso fatture per operazioni inesistenti, generando crediti d'imposta non spettanti: erano infatti relativi a lavori edili in materia di Superbonus 110 non realizzati, o comunque non corrispondenti a quanto formalmente dichiarato da un architetto di Aosta, responsabile in concorso - sempre secondo le indagini - per i reati per cui si è proceduto.

“Le ulteriori attività info investigative - fa sapere la guardia di finanza - hanno permesso di ipotizzare, a livello indiziario, che in epoca successiva all’esecuzione del sequestro dell’11 aprile scorso, la società del torinese oggetto di indagini avesse proceduto allo storno di parte delle fatture già oggetto di contestazione, per poi riemetterle, nei confronti degli stessi condomìni committenti e per importi inferiori, generando in tal modo un nuovo credito di imposta per un ammontare di 765 mila euro circa, oggetto dell’odierno provvedimento di sequestro”. Inoltre sempre nei confronti della stessa società è stato operato “un sequestro per equivalente sull’importo costituente il provento del reato derivato dalla vendita di parte dei crediti alla società di trasporti di Bra, di cui al provvedimento di aprile, per un ammontare di circa 400 mila euro”.

   Si è poi aperto un altro fronte: “nel corso delle successive attività di indagine è stato raccolto un quadro indiziario relativo ad un modus operandi avente come regia l’architetto valdostano” Cristian Facchini, “perpetrato anche da una nota società di costruzioni”, la Generali Sorace costruzioni di Pollein, “che avrebbe emesso fatture per prestazioni edili in materia di ‘Superbonus 110’ non ancora rese, al fine di crearsi crediti fiscali non dovuti. Le pratiche edilizie relative - spiegano le fiamme gialle - a tre condomìni ubicati in Valle, erano asseverate e trasmesse dall’architetto al portale Enea al fine di legittimare formalmente la genesi dei crediti. Analizzando il suddetto meccanismo fraudolento, le attività di polizia giudiziaria hanno permesso di individuare tre condomìni, ubicati in Valle, presso i quali la società di costruzioni avrebbe prestato la propria opera e per i quali ha emesso fatture, applicando lo sconto integrale ai clienti, per opere non eseguite. L’impresa valdostana, secondo la ricostruzione investigativa, emettendo le fatture per le opere non ancora rese, avrebbe generato fraudolentemente crediti fiscali per oltre 4,2 milioni di euro, di cui circa 255 mila euro sono stati già utilizzati in compensazione del credito di imposta e per i quali si è proceduto al sequestro per equivalente sui beni mobili, immobili e finanziari in capo agli amministratori della società. Dei restanti crediti oggetto di contestazione, pari a circa 3,95 milioni di euro, una parte pari a circa 730 mila è stata ceduta a due società terze, allo stato considerate essere in buona fede e nei cui confronti è stato notificato il provvedimento di sequestro, mentre la restante parte, per un ammontare pari a circa 3,22 milioni di euro, è risultata essere ancora a disposizione della società che ha emesso le fatture e pertanto sottoposta a vincolo giudiziario”. 
   

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