Torna a Perugia per la sua sesta edizione il progetto "Per Aspera Ad Astra - riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza" con lo spettacolo "La popola del futuro ama", in scena giovedì 9 maggio alle 18.00 nella casa circondariale di Capanne e lunedì 13 maggio alle 19.00 al Teatro Morlacchi.
La messa in scena diretta da Vittoria
Corallo - promossa da Acri, l'Associazione nazionale delle
fondazioni di origine bancaria, realizzata con il sostegno di
Fondazione Perugia e prodotta dal Teatro Stabile dell'Umbria - è
il sesto capitolo di una ricerca portata avanti insieme ai
detenuti che hanno partecipato alle precedenti cinque edizioni
di Per Aspera ad Astra all'interno della stessa casa
circondariale di Perugia Capanne.
Per Aspera Ad Astra è nato nel 2018 e in corso oggi in 15
carceri italiane.
L'iniziativa, promossa da Acri e sostenuta da
11 Fondazioni, ha coinvolto oltre mille detenuti dal 2018 che
partecipano a percorsi di formazione professionale nei mestieri
del teatro, che riguardano non solo attori e drammaturghi, ma
anche scenografi, costumisti, truccatori, fonici, addetti alle
luci.
La sesta edizione del progetto, pensato per contribuire al
recupero dell'identità personale e alla risocializzazione dei
detenuti, è stata illustrata in occasione di una conferenza
stampa in cui sono intervenuti: Cristina Colaiacovo, presidente
di Fondazione Perugia, per il Teatro Stabile dell'Umbria Stefano
Salerno assistente di direzione, Antonella Grella direttrice
della casa circondariale di Capanne, il Direttore generale di
Fondazione Perugia Fabrizio Stazi e la regista Vittoria Corallo.
"Un'avventura sociale, culturale, artistica e relazionale.
Davvero uno dei progetti più riusciti fra quelli sostenuti dalla
nostra Fondazione, poiché racchiude in sé una pluralità di
obiettivi e valori costituzionali, riuscendo ad andare ben oltre
le nostre normali attività", ha commentato Cristina Colaiacovo.
"I detenuti anche quest'anno saranno scritturati come attori
dal Teatro Stabile dell'Umbria - ha spiegato il direttore Nino
Marino - per presentare, prima in carcere e poi al Teatro
Morlacchi, il frutto di un lavoro che ha un duplice valore
artistico e pedagogico. Rispetto ai progetti passati, quest'anno
sono state coinvolte le scuole superiori di Perugia i cui
allievi hanno svolto dei laboratori sia all'interno del carcere
che presso il Teatro Morlacchi. Uno spettacolo, quindi, che dà
voce a chi più di altri necessita di ascolto e partecipazione e
che stimola la comunicazione tra il mondo carcerario e la
società civile di Perugia."
Secondo la direttrice della casa circondariale, Grella,
"rimanere nell'inattività, aspettando che il tempo passi senza
un impegno intellettuale o manuale, non aiuta a riflettere su di
sé e sulle vicende della propria esistenza che hanno portato a
vivere nell'illegalità e a ritrovarsi in carcere. L'inattività
può determinare una cronicizzazione di modi di pensare, di agire
e di relazionarsi agli altri che non sono corretti e che
inevitabilmente porteranno il soggetto, una volta terminato di
scontare la pena, a ripetere gli stessi comportamenti, a
ripercorrere strade già note o ancora più pericolose. E per
questo è importante che all'interno degli istituti penitenziari
vi siano proposte trattamentali che aiutino i detenuti a
rielaborare l'esperienza di vita per ridefinirsi e dare un senso
e una direzione diversa alla propria esistenza. La dimensione
teatrale, nell'affrontare l'umano da diversi punti di vista, dà
l'occasione di sperimentarsi, di rivelare qualcosa di più di se
stessi, della propria ricchezza, delle proprie capacità e
risorse personali. Il teatro consente di creare percorsi che
possono aiutare nella trasformazione della persona apportando
contribuiti positivi in termini relazionali e di benessere
personale. Grazie al potere terapeutico dell'arte teatrale
possono aprirsi nuove vie di cambiamento".
"Quest'anno - ha riferito la regista Vittoria Corallo -
abbiamo collaborato con alcune studentesse e studenti del liceo
scientifico G. Galilei e del liceo artistico Bernardino di Betto
che hanno condiviso la lettura del testo di Bell Hooks Tutto
sull'amore con i detenuti, partecipando anche ad alcune giornate
di laboratorio in carcere. Alcuni di loro hanno deciso di
proseguire l'esperienza partecipando allo spettacolo. Bell Hooks
riporta l'amore sul tavolo, su tutti i tavoli, lo immagina
capace di ribellarsi al ruolo marginale che la sfera pubblica e
politica gli concedono, lo riconsegna alla sua natura universale
di guida e radice dell'umanità".
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