Una famiglia di arbitri di calcio,
a Città di Castello: ogni fine settimana, in coincidenza con le
designazioni del Comitato regionale Aia Umbria, papà Flavio, 54
anni, titolare di un negozio di calzature nel centro storico, e
i figli, Rossella, 22 anni, neo-laureata in tecniche di
laboratorio biomedico con la votazione di 110 e lode ed
Alessandro, 19 anni, studente universitario, borsone alla mano,
salgono in auto per raggiungere gli stadi dove si svolgono le
gare da dirigere, come arbitri o collaboratori.
Un rituale familiare che è valso ai protagonisti un
riconoscimento ufficiale da parte del Comune "per l'esempio di
lealtà, rispetto delle regole, dei valori etici e sportivi
dentro e fuori dal rettangolo di gioco", come recita la
motivazione impressa nella targa che oggi allo stadio comunale
"Corrado Bernicchi" è stata consegnata dal sindaco, Luca Secondi
e dell'assessore allo Sport, Riccardo Carletti, alla presenza
del presidente della sezione Aia di Città di Castello
dell'Associazione italiana arbitri, Gabriele Magrini.
Papà e figli sono uniti anche sul versante della solidarietà,
come donatori di sangue.
Flavio è diventato arbitro nel 1988.
"La gara più emozionante - ricorda - nel 1999 allo stadio Liberati quando ho fatto l'assistente nell'amichevole di serie A Ternana-Lazio che diventò poi campione d'Italia.
Nel 2014 ho partecipato al corso
da osservatore arbitrale ed ora giro l'Umbria a visionare i
giovani arbitri, ma non ho abbandonato il campo".
Rossella ha arbitrato gare in prima categoria regionale e
Juniores nazionali, poi qualche gara in Promozione come
assistente. La gara più emozionante per lei la finale del
campionato di eccellenza regionale femminile in terna con la
collaborazione di due assistenti donne.
Alessandro prima ha giocato a calcio, ora arbitra nei
campionati giovanili ed ha fatto anche una gara in promozione
come assistente.
Dopo la bella emozione, lo scorso anno quando padre e figlia
hanno arbitrato insieme nel "Torneo In Amicizia" di solidarietà
in favore delle popolazioni alluvionate della Romagna, "il
desiderio - conclude Flavio Benni - è quello di scendere in
campo tutti e tre insieme nella stessa gara".
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