Torna a
rivivere la tradizione della ceramica chigiana, la manifattura
settecentesca che rese celebre nel passato San Quirico d'Orcia
(Siena), paese sulla Cassia per Roma. Una donazione di 54
pregiate maioliche costituiscono l'esposizione permanente
inaugurata oggi dal Comune nelle sale affrescate di Palazzo
Chigi. Un primo nucleo con le donazioni di tre privati, Giorgio
Botarelli, Alberto Fiore e Paolo Naldi, formerà la collezione
iniziale di maioliche antiche da destinare a un museo più
largamente dedicato alla produzione ceramica di area senese.
"Le ceramiche sanquirichesi e più in generale quelle senesi
- ha detto il sindaco Marco Bartoli - sono un ponte tra culture,
un dialogo tra epoche diverse che si incontrano e si
intrecciano. Raccontano storie di artigiani del passato, di mani
che hanno lavorato con amore e maestria, tramandando segreti e
tecniche da una generazione all'altra. Sono testimonianze di un
patrimonio culturale che continua a vivere e a evolversi,
arricchendo la nostra contemporaneità con la sua autenticità e
profondità". L'insieme delle maioliche si caratterizza per
omogeneità cronologica e coerenza stilistica tra i pezzi che lo
compongono, per la quasi totalità inquadrabili nella prima metà
del XVIII secolo, e assegnabili a centri di fabbrica del
territorio senese, in particolare alla vaseria di Fonte alla
Vena di San Quirico d'Orcia, proprietà dei Chigi Zondadari e
attiva da fine '600 per quasi tutto il secolo successivo, o ad
officine della città di Siena, sede di botteghe ceramiche fin
dal XIII secolo.
Diversi sono i tipi morfologici e d'uso rappresentati e
fanno riferimento ad una oggettistica di largo impiego in vari
contesti sociali. Anzitutto ci sono manufatti destinati alla
mensa dei ceti più agiati: crespine, cioè coppe baccellate,
generalmente utilizzate per contenere frutta e servire allo
stesso tempo da elementi decorativi, che con diciannove pezzi
costituiscono la forma più rappresentata nella raccolta. La
maggior parte di questi oggetti sono caratterizzati da
decorazioni policrome, il cui impianto figurativo comprende
scenette agresti, secondo il gusto dell'epoca, con uccellini,
lepri o cani in corsa, ma anche putti, caseggiati rurali,
mazzetti di fiori, o la tipica Rosa dei Venti, generalmente
circoscritti entro un tondo o disposti in campo aperto al centro
del manufatto.
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