(di Simona Tagliaventi)
"Il Congo è un Paese gigantesco e io
mi trovo a Lubumbashi, la seconda città più grande che si trova
nel Katanga, regione lontana dal punto di emergenza. Qui ho
detto io loro di questa situazione sanitaria perché non c'è un
sistema di comunicazione ufficiale nazionale, soprattutto nei
villaggi dove opero non ci sono i telefoni. Siamo in un contesto
in cui non c'è disponibilità di test per fare diagnosi corrette.
Magari quindi quella che per adesso qui è una malattia
sconosciuta e misteriosa è invece nota in Occidente". A parlare
con l'ANSA è Teodora Chiocci, una giovane dottoressa che da tre
mesi si è trasferita in Congo per Amka, un'organizzazione di
volontariato che da 25 anni è al fianco di uomini, donne e
bambini nel Sud del mondo, che vivono in condizioni di estrema
povertà.
"Sono volontaria per Amka in due centri di primo soccorso e
nei villaggi affianco il team medico locale - racconta - Mi
occupo di malattie infettive, della salute dei bambini e della
loro nascita, di malnutrizione. Qui in Congo la popolazione è
abituata alle emergenze sanitarie, abbiamo avuto il colera,
ebola, il monkeypox (vaiolo delle scimmie)".
Ho saputo di questa malattia grazie a un messaggio di allerta
dell'ambasciata italiana in Congo arrivato due giorni fa che
avvisava dell'"emergenza sanitaria in atto nella provincia di
Kwango, nella zona di Panzi, dove è stata rilevata una malattia
di origine ancora sconosciuta" e invitava "tutti i connazionali
presenti nell'area o in zone limitrofe ad adottare le massime
precauzioni". Il messaggio raccomandava "in particolare di
evitare qualsiasi viaggio verso la zona di Panzi e le aree
colpite, salvo casi di impellente necessità".
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