Mps ha chiuso i primi nove mesi
dell'anno con un utile di 1,57 miliardi di euro, in crescita del
68,6% rispetto allo stesso periodo del 2023, a cui il terzo
trimestre ha contribuito con 407 milioni di euro.
L'indicatore di solidità patrimoniale Cet1 ratio fully
loaded, si legge in una nota, è cresciuto di 28 punti base, al
18,3%, includendo l'utile del terzo trimestre e al netto dei
dividendi che Mps intende pagare con un pay-out (rapporto tra
utile e cedola) del 75%.
L'istituto senese parla di "solida traiettoria di crescita
nei primi nove mesi, con una forte generazione organica di
capitale in linea con la guidance del piano industriale" a cui
ha contribuito un "ottimo andamento della performance
operativa". I risultati beneficiano inoltre del fatto che Siena,
grazie alle Dta, continui a ricevere benefici fiscali, pari a
469,5 milioni nei nove mesi dell'anno, anziché pagare imposte.
Il risultato operativo lordo è salito del 13,7% a 1,65
miliardi, grazie a ricavi cresciuti dell'8,3% a 3,04 miliardi,
con il contributo sia del margine di interesse (+4,7%) che delle
commissioni (+10,7%), spinte soprattutto dal wealth management
(+19,6%). L'aumento dei costi operativi, saliti a 1,39 miliardi,
è stato limitato al 2,5%, con un rapporto tra costi e ricavi in
calo al 46% dal 48% del 2023.
La raccolta totale risulta in crescita di 5,8 miliardi da
inizio anno su tutte le componenti, mentre gli impieghi scendono
del 2% riflettendo, afferma Mps, "i trend di mercato". Il costo
del credito si attesta a 52 punti base, in linea con la
guidance.
Mps ha infine finalizzato la cessione di un pacchetto di
crediti deteriorati con un valore di libro di circa 300 milioni
di euro, i cui effetti economici sono già riflessi nei
risultati. Al netto di questo portafoglio i crediti deteriorati
lordi sono pari a 3,6 miliardi di euro, pari al 4,5% del totale
dei crediti mentre quelli netti sono pari al 2,4%.
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