Si prospetta un Natale triste per i tifosi di tre delle squadre con maggior seguito in Italia. Prese a schiaffi, o quasi, nell'ultimo turno di campionato, condividono crisi di gioco e di risultati, e anche i fischi sonori da curve sempre più arrabbiate.
Il 2-2 colto in extremis dai bianconeri col Venezia e l'opaco 0-0 del Diavolo col Genoa, per giunta nel giorno del 125/o compleanno del club, hanno scatenato accese reazioni, dal vivo e sui social.
"Per i 125 anni il Milan doveva giocare un partitone", lamenta il governatore lombardo, Attilio Fontana. Dei fischi a Ibra parla un'altra icona rossonera, Tassotti: "Un conto e' fare il calciatore, un altro il dirigente".
La Roma crollata a Como ha invece evitato la gogna live, pur se non sono mancate le contestazioni dal gruppetto di tifosi al seguito, ma quel che si è visto in campo ha risvegliato una non benevola attenzione della proprietà sui giocatori.
Anche volendo dimenticare le prestazioni, i numeri sono impietosi con tutte tre le imputate.
La Juve non ha mai perso ma ha pareggiato dieci dei 16 match di campionato, il Milan ha subito ben quattro sconfitte e vinto solo sei volte, la Roma ha perso metà della gare giocate. In classifica, i bianconeri sono sesti e i rossoneri ottavi, con la zona Champions che per i secondi (anche considerando una gara da recuperare) sembra un miraggio, mentre i giallorossi sono 12/i, ma solo a +2 dalla zona retrocessione.
I teoricamente abbordabili incroci della 16/a giornata, Juve-Venezia, Como-Roma e Milan-Genoa, si sono rivelati sabbie mobili che hanno inghiottito le speranze di riscatto legate ai buoni risultati nelle coppe, su tutte il successo delle Zebre sul Manchester City. "Ecco la vera Juve" si era detto dopo il 2-0 inflitto all'11 di Guardiola, peccato che dalla laguna sia sbucato un mostro, l'ultima in classifica, a ridimensionare tutto. Il rigore del 2-2 in pieno recupero di Vlahovic non ha impedito l'esplodere della contestazione verso i giocatori e specie contro il serbo, con fischi e insulti, in parte ricambiati.
A San Siro, sotto gli occhi di leggende del passato come Gullit e Van Basten, Baresi e Inzaghi, a finire nel tritacarne, tra cori e striscioni, è stata anche la proprietà, ritenuta colpevole di guardare troppo ai conti e neanche un po' alla storia di un club che meriterebbe altra attenzione. Un'imputazione da tempo rivolta dal tifo giallorosso alla famiglia Friedkin, che sembra ora voler reagire con decisi interventi nel mercato invernale, al via tra un paio di settimane, per tagliare rami della rosa considerati secchi e dare qualche rinforzo a Claudio Ranieri.
Nonostante i risultati non superiori a quelli dei due predecessori, Daniele De Rossi e Ivan Juric, l'allenatore giallorosso non è infatti nel mirino della società, che probabilmente ha capito che non tutto il difetto sta nel manico. Starà a lui, col materiale umano messo a disposizione, risollevare le sorti della Roma e alleviare le pene di una tifoseria che già soffre a vedere l'odiata Lazio lottare tra le prime. Al riparo da esoneri sono allo stesso modo Thiago Motta e Paulo Fonseca, che hanno per il momento il sostegno della proprietà e la fiducia dei tifosi, anche se il portoghese paga ancora la diffidenza con cui è stato accolto. Il panettone, quindi, lo mangeranno tutti e tre, anche se il gusto, in mancanza di un colpo d'ala, rischia di essere piuttosto amaro.
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