Il paniere delle riforme della giustizia che il centrodestra annuncia di voler varare si arricchisce di nuovi elementi, man mano che trascorrono le ore dall'assoluzione al processo Open Arms di Matteo Salvini.
L'interessato poi, sull'abbrivio dell'entusiasmo, allude di nuovo a un suo possibile ritorno al Viminale. La premier Meloni però stoppa 'operazione, che obbligherebbe a ridefinire gli equilibri nella coalizione. E intanto il leader della Lega annuncia che entro febbraio o marzo si terrà il congresso del partito.
Nell'ultimo giorno di missione in Finlandia, Giorgia Meloni torna sull'esito del processo di Palermo. "Mi pare un fatto che l'oggetto del processo a Salvini fossero le sue scelte politiche piuttosto che effettivi reati e che la giurisdizione sia stata usata per condizionare la politica". Insomma, una nuova accusa ai Pm che hanno istruito il processo di uso politico della giustizia. Di qui il rilancio della riforma con la separazione delle carriere, che per altro è già il primo provvedimento all'ordine del giorno alla Camera alla ripresa dei lavori, l'8 gennaio. A chiederne l'immediata approvazione il ministro Cardio Nordio, in una intervista al Messaggero, il portavoce di Fi, Raffaele Nevi, e lo stesso Salvini.
Ma non finisce qui, in una gara tra i partiti di maggioranza a chiedere qualcosa in più. Il leader della Lega, come sabato, rilancia anche sulla responsabilità civile dei magistrati. Ma Nevi subito rivendica la primogenitura della proposta a Fi.
L'esponente "azzurro" a sua volta scavalca Salvini: "Nel pacchetto di riforme c'è anche la nostra storica proposta che in caso di assoluzione in primo grado l'accusa non possa fare ricorso in appello". Il ministro Nordio da parte sua aggiunge un tassello: "Bisognerà pur pensare a risarcire le persone che finiscono nella graticola giudiziaria per anni", a causa di una "iniziativa avventata" di un Pm. Enrico Costa, di Fi, rincara la dose, annunciando una imminente pdl: non solo ristoro dei cittadini danneggiati, ma anche misure sanzionatorie e disciplinari ai fini della valutazione dei magistrati, recentemente introdotta dai decreti attuativi della riforma Cartabia. Un crescendo.
Le opposizioni, che sabato avevano preferito tacere, oggi reagiscono. Anna Rossomando del Pd, parla della maggioranza come "un disco rotto, ed anche stonato", ma con un chiaro "intento punitivo" verso le toghe. La capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, ricorda lo stato di crisi del sistema carcerario, che ha portato il capo del Dap a dimettersi in polemica col sottosegretario Delmastro, e chiede ironicamente a Nordio se il suo "chi sbaglia paga" debba valere anche per lui e gli altri ministri.
A complicare il dibattito, soprattutto nella maggioranza, interviene il possibile ritorno al Viminale di Salvini, a cui allude egli stesso. "Sicuramente occuparsi della sicurezza di milioni di italiani è qualcosa di bello a cui tutti non potrebbero che ambire e se qualcuno in passato poteva dire 'Salvini non può andare agli Interni perché c'è un processo in corso sulla sua condotta da ministro', adesso questo alibi non c'è più". Parole inequivoche a cui il leader leghista ne aggiunge altre: "in questo momento sto bene dove sto. Poi parlerò con Giorgia e con Matteo Piantedosi, questo governo è una squadra di amici e quindi vedremo".
Ma Giorgia Meloni lo gela: "oggi sia io che Salvini siamo contenti dell'ottimo lavoro che sta facendo il ministro dell'Interno". Un rimpasto che coinvolga il Viminale sarebbe una operazione complessa. Lo ha capito per l'opposizione Osvaldo Napoli di Azione, che ha incalzato la premier: le pretese di Salvini delegittimano Piantedosi, "considerato uno scaldapoltrone", "Meloni si pronunci".
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