E' la parola 'genocidio' a scavare un solco diplomatico ora fra il Vaticano e Israele. Non poteva non suscitare reazioni l'affermazione del Papa contenuta nel suo nuovo libro in vista del Giubileo, "La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore": "a detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio - osserva Francesco nel libro -. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s'inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali", sostiene. Frasi che vengono stigmatizzate dall'ambasciata israeliana presso la Santa Sede che non solo ricorda come il "il 7 ottobre c'è stato un massacro genocida" e rivendica "diritto all'autodifesa di Israele" ma ammonisce: "qualsiasi tentativo di chiamare questa autodifesa con qualsiasi altro nome significa isolare lo Stato ebraico".
La comunità palestinese ovviamente plaude. "Abbiamo sempre ringraziato Sua Santità per il riconoscimento del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e alla creazione del suo stato libero ed indipendente - dice Yousef Salman presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio -. Papa Francesco, ha sempre espresso preoccupazione per la lunga sofferenza del popolo palestinese e le atrocità del Medio Oriente, invitando al rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite e della legalità Internazionale".
Le parole del Papa contenute nel suo libro e anticipate dalla Stampa arrivano a pochi giorni dal rapporto del Comitato speciale delle Nazioni Unite che per la prima volta ha messo nero su bianco che le pratiche israeliane nella Striscia di Gaza "corrispondono alle caratteristiche di un genocidio". Israele "provoca intenzionalmente morte, fame e lesioni gravi", accusa il comitato che domani presenterà il documento all'assemblea generale delle Nazioni Unite.
Le reazioni sono ambivalenti. Il consigliere comunale milanese Daniele Nahum, già vice presidente della Comunità ebraica locale e fuoriuscito dal Pd proprio per l'uso della parola genocidio, si dice "stupito dalle parole del Santo Padre". "Evidentemente al Papa è sfuggito il rapporto dell'Onu che ridimensiona il numero di morti a Gaza. Massacro è un termine diverso. Ma usare il termine genocidio - ha spiegato - significa far passare le vittime di ieri come i carnefici di oggi e sta portando a una ondata di antisemitismo in tutto il mondo che dovrebbe preoccupare anche il Santo Padre".
Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, sottolinea invece "il silenzioso imbarazzo per la richiesta di Papa Francesco" che invece "va sostenuta": "Dal 7 ottobre 2023, giorno dell'orribile attentato terroristico perpetrato da Hamas, sono stati uccisi 43 mila civili di cui in maggioranza donne e bambini, sono stati bombardati ospedali, scuole, campi profughi ed è stata distrutta la rete idrica e il sistema igienico sanitario".
Non sarebbe la prima volta che il Papa - che più volte ha evocato i "crimini di guerra" a proposito degli attacchi ai civili - usa la parola "genocidio" per quanto accade nella Striscia. Questo aspetto lo avevano riferito i familiari dei palestinesi di Gaza incontrati dal Pontefice il 22 novembre 2023. Ma subito il portavoce vaticano Matteo Bruni aveva negato che Francesco avesse usato tale termine, mentre il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin aveva giudicato la cosa "irrealistica". Ora invece è successo davvero. Quella parola, seppure in una frase che sollecita un'indagine, è scritta nero su bianco in un libro.
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