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Sangiuliano, il ministro che doveva rifondare la cultura

Sangiuliano, il ministro che doveva rifondare la cultura

Tra storia e politica, polemiche e gaffe

ROMA, 06 settembre 2024, 20:06

di Francesca Chiri

ANSACheck
Sangiuliano  in occasione della cerimonia di giuramento del governo, Roma, 22 Ottobre 2022. - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Autore di saggi storici e scientifici, giornalista, una laurea in Giurisprudenza e un Phd alla Federico II di Napoli, città dove è nato nel 1962 e dove ha diretto, dal 1999 al 2001 il quotidiano Roma, prima di diventare vice direttore di Libero, e poi entrare in Rai dove, dopo varie esperienze anche da inviato in Bosnia, Kosovo e in Afghanistan, dal 2018 al 2022 diventa direttore del Tg2. Il 22 ottobre 2022, Giorgia Meloni chiama Gennaro Sangiuliano a dirigere il ministero della Cultura. Ma l'incarico non è il suo primo passo in politica: nel 2001 si era candidato alla Camera dei Deputati con Casa della Libertà, senza però essere eletto e da giovane aveva frequentato gli ambienti del Fronte della Gioventù prima di diventare consigliere circoscrizionale dell'Msi per Soccavo.


La sua mission al ministero è però subito chiara: cercare di cambiare il verso della narrazione culturale di sinistra in direzione di un riequilibrio culturale verso quel "pensiero di destra forte e autorevole" che, a sua detta, "la sinistra ha sempre voluto nascondere".

E i suoi primi gesti sono esemplificativi del suo programma: una visita alla Sinagoga di Roma per esplicitare il progetto di costruire nella Capitale un grande museo della Shoah, e una visita all'abitazione di Benedetto Croce, filosofo che rientra infatti a pieno titolo nel Pantheon di Sangiuliano dove trovano spazio di culto assoluto pochi altri intellettuali: tra questi, in particolare, lo storico Federico Chabod e l'idea di nazione che il ministro, al pari della sua simpatia per Giuseppe Prezzolini, ama citare in quasi ogni suo intervento. Del fondatore de La Voce è infatti anche biografo (Giuseppe Prezzolini, l'anarchico conservatore) mentre è suo il saggio storico Scacco allo zar: 1908-1910: Lenin a Capri, genesi della rivoluzione; come pure le biografie di Ronald Reagan, Vladimir Putin, Hillary Clinton, Donald Trump, Xi Jinping.


Finito al centro della polemica per il caso della mancata nomina come consulente del Mic Maria Rosaria Boccia che gli è costato l'incarico da ministro, Sangiuliano non è però nuovo agli scivoloni mediatici. Anche in tema di nomine: si ricorda ad esempio il caso Morgan che aveva annunciato di aver ricevuto da Sangiuliano l'incarico di futuro direttore artistico di Villa Verdi, a Sant'Agata di Villanova sull'Arda, nomina smentita dal ministero della Cultura.


Tralasciando gli inciampi e le gaffe che hanno caratterizzato i suoi primi due anni di incarico, dal botta e risposta con Geppi Cucciari sui libri dello Strega non letti alle teorie di Galilei alla base della scoperta dell'America, fino a Times Square collocata a Londra, la tendenza del ministro a riconsiderare teorie e fatti storici erano stati evidenti da subito, quando in occasione di una convention di FdI del 2023 aveva affermato che Dante Alighieri era "il fondatore del pensiero conservatore italiano".


Tra i primi inciampi della sua carriera, si ricorda anche quello in cui aveva esortato la Rai a fare una fiction sulla vita di Oriana Fallaci, senza sapere che neppure tanto tempo prima la tv di stato ne aveva appena mandata una in onda, con Vittoria Puccini protagonista. Così come risultò ignaro che erano usciti di recente film su D'Annunzio o Pirandello, altri due autori presi ad esempio dal ministro per spiegare la necessità di rompere, come direbbe Marcello Veneziani, quella 'cappa' dell'egemonia culturale della sinistra. 

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