"Pronti a collaborare con il nuovo governo". Dopo aver sfiduciato il premier Michel Barnier unendo i suoi voti a quelli della gauche, Marine Le Pen abbassa i toni, mostrandosi aperta e costruttiva nei confronti del futuro governo.
La priorità, per l'esponente del Rassemblement National da tempo impegnata nella cosiddetta opera di normalizzazione del partito, è evitare trionfalismi e mostrarsi il più possibile rassicurante rispetto ad una fuga in avanti che suscita inquietudini ed interrogativi, incluso tra i simpatizzanti Rn.
La motion de censure votata insieme all'istrionico Jean-Luc Mélenchon - una prima dal 1962 - non è una "vittoria", ma "l'unica soluzione degna" per la Francia, ha dichiarato Le Pen, ritenendo di essere stata "molto ragionevole", malgrado il rifiuto delle concessioni proposte da Barnier sulla manovra finanziaria 2025. Contrariamente alla France Insoumise, l'esponente della Fiamma Tricolore bleu-blanc-rouge non invoca le dimissioni di Macron e assicura di voler collaborare col futuro inquilino di Matignon. "Non chiedo le dimissioni Macron.
Ma arriverà comunque un momento in cui, se non si rispettano gli elettori e l'esito del voto, la pressione sul presidente diventerà sempre più forte", ha detto al telegiornale di TF1, martellando che il Rn "è stato costruttivo sin dall'inizio e lo saremo con il prossimo primo ministro che dovrà proporre un nuova nuova manovra finanziaria. Ciò che vogliamo - ha puntualizzato Le Pen - è che i nostri elettori vegano rispettati e ascoltati nelle loro rivendicazioni".
A cominciare dall'adeguamento delle pensioni sull'inflazione che Barnier ha rifiutato. "Le nostre richieste non sono cambiate, sono sempre le stesse", gli ha fatto eco ai microfoni di radio Rtl il deputato lepenista, Jean-Philippe Tanguy, avvertendo che "se il nuovo governo non le rispetta, il Rn lo sfiducerà" nuovamente come avvenuto ieri. Le Pen insomma non si considera responsabile della crisi. "Il grande responsabile della situazione attuale - ha avvertito - è Macron. La dissoluzione e la censura sono conseguenza delle sue politiche e di questa grande spaccatura che oggi esiste tra lui e i francesi".
Ma se larga parte degli elettori del Rassemblement sembra più o meno convinta della scelta di sfiduciare Barnier, nel partito non mancano dubbi e perplessità. Così, spiega il quotidiano Le Monde, il partito di estrema destra moltiplica video e grafici esplicativi rivolti ai militanti. Un modo per convincere dell'aspetto "ragionevole" e "responsabile" delle scelte fatte, rassicurando il più possibile gli elettori disorientati dalla caduta del governo. Tra le voci scettiche, anhe quella di uno storico esponente dell'ex Front National, Bruno Gollnisch, fedele braccio destro di Jean-Marie Le Pen. "Qualunque siano le legittime critiche formulate contro un manovra socialisteggiante, è forse troppo presto per sfiduciare il coraggioso Michel Barnier, soprattutto attraverso una mozione in cui veniamo insultati dalla gauche", ammoniva poco prima del voto, invitando i suoi successori ad evitare "che l'opinione pubblica ci accusi di rendere il Paese ingovernabile".
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