La situazione nella regione
etiope dell'Amhara è sempre più tesa: una fonte della sicurezza
ha riferito all'Afp che nelle ultime due settimane il governo di
Addis Abeba ha inviato massicci rinforzi militari per reprimere
la rivolta dei Fano, milizie locali che da oltre un anno si
oppongono con le armi al governo centrale.
La miccia del conflitto è stata la decisione del governo di
disarmare i Fano e le forze di sicurezza regionali, considerate
una minaccia per la stabilità del Paese. I Fano, che si
considerano difensori della popolazione amhara, si sentono
traditi dall'accordo di pace firmato dal premier Abiy Ahmed con
i ribelli del Tigrè, storici nemici degli Amhara.
La repressione governativa si sta intensificando. Fonti di
sicurezza riferiscono di numerosi arresti tra i funzionari
sospettati di collaborare con i ribelli. Amnesty International
denuncia "detenzioni arbitrarie di massa" e violazioni dei
diritti umani.
Gli scontri armati tra esercito e Fano sono frequenti e
causano vittime anche tra i civili: il 17 settembre, nella città
di Debark, almeno nove persone sono state uccise durante un
violento scontro a fuoco. I Fano, che non hanno un comando
centrale unificato, continuano a portare avanti attacchi contro
l'esercito e le città della regione, dimostrando una notevole
capacità di resistenza.
La crisi in Amhara rischia di destabilizzare ulteriormente
l'Etiopia, già provata da anni di conflitti interni. La comunità
internazionale osserva con preoccupazione l'escalation della
violenza e chiede al governo di Addis Abeba di rispettare i
diritti umani e di trovare una soluzione pacifica alla crisi.
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