L'offensiva dei jihadisti sunniti filo-turchi avanza attorno alla città di Hama e si appresta a entrare in due località chiave: la cristiana Maharde e l'ismailita Salamiye. L'ismailismo è una scuola dello sciismo, forma di Islam invisa ai sunniti. Salamiye è considerata la capitale degli ismailiti in Siria. A tal proposito, i vertici dell'offensiva jihadista hanno diffuso due distinti appelli ai cristiani di Maharde e agli ismailiti di Salamiye assicurando che i combattenti contro i governativi intendono proteggere i civili e le loro proprietà, intimando però loro di non schierarsi con le forze di Damasco.
Abu Muhammad Jolani, leader dell'offensiva jihadista su Aleppo, Hama e il nord della Siria, è apparso in buona forma all'ingresso della cittadella di Aleppo, smentendo così notizie dei giorni scorsi della sua uccisione in un raid aereo dei governativi su Idlib.
I combattimenti nel nord della Siria hanno provocato oltre 704 morti dall'inizio dell'offensiva dei gruppi ribelli contro le forze governative il 27 novembre. Lo ha annunciato l'Osservatorio siriano per i diritti umani. "Il bilancio delle vittime è salito a 704", ha dichiarato l'ong precisando che si tratta di 361 combattenti della coalizione ribelle guidata da islamisti, 233 soldati e combattenti filo-governativi e 110 civili.
Più di 115.000 persone sono state costrette a sfollare nelle province siriane di Idlib e Aleppo dopo l'inizio dell'offensiva dei ribelli. Lo denuncia l'Onu. "È passata una settimana da quando il conflitto si è intensificato in Siria. Più di 115.000 persone sono sfollate a Idlib e nel nord di Aleppo", ha detto David Carden, vice coordinatore umanitario regionale delle Nazioni Unite per la crisi in Siria, dopo una visita a Idlib.
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