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Nuova Zelanda, 200mila bambini e adulti abusati in 70 anni

Nuova Zelanda, 200mila bambini e adulti abusati in 70 anni

Rapporto shock sui casi negli istituti pubblici e religiosi

WELLINGTON, 24 luglio 2024, 18:56

di Valentina Maresca

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Bilancio dell'orrore in Nuova Zelanda, dove circa 200 mila bambini, giovani e adulti hanno subito abusi per decenni in orfanotrofi, case famiglia, ospedali psichiatrici e in altre istituzioni statali e religiose. Un dramma messo nero su bianco nelle conclusioni di un'inchiesta pubblica, durata sei anni, che ha analizzato il sistema di assistenza fornito in istituzioni sanitarie statali e religiose a circa 650 mila neozelandesi dal 1950 al 2019. "Una catastrofe nazionale impensabile", è la descrizione che hanno fatto gli autori del report che hanno parlato di "danni inimmaginabili" subiti dalle vittime.
"Delle circa 655.000 persone tra bambini, giovani e adulti in cura dal 1950 al 2019, si stima che 200.000 abbiano subito abusi", ha rilevato la commissione 'Abuse of care', definendo una "disgrazia nazionale" il fatto che quasi una persona su tre, affidata allo Stato o a enti religiosi, abbia dovuto vivere esperienze così traumatiche.
Alcuni bimbi sono stati sottoposti a terapia dell'elettroshock che ha provocato loro delle convulsioni, mentre altre vittime hanno denunciato abusi sessuali da parte di persone del mondo della Chiesa. Molti hanno riferito di traumi persistenti che hanno alimentato dipendenze e altri problemi.
Dal rapporto emerge che dietro gli abusi c'era, in diversi casi, una motivazione razziale, soprattutto nei confronti dei Maori o delle persone provenienti dalle isole del Pacifico, cui sono state impedite anche pratiche legate alla loro cultura. "I sopravvissuti Maori hanno subito trattamenti più duri in molti contesti", ha detto Arrun Soma, consigliere capo dell'inchiesta.
Secondo la commissione, "se questa ingiustizia non verrà affrontata, sulla nostra nazione rimarrà per sempre una macchia". Il rapporto definisce "comune" l'abuso sessuale, iniziato "quasi sempre" dal primo giorno della presa in custodia e spesso proseguito fino alla sua fine. "I neozelandesi avevano la massima stima dei dirigenti di queste istituzioni. Questi leader erano tenuti a nutrire, proteggere e aiutare le persone a prosperare. Sono venuti meno al loro dovere", si legge nel report.
La pubblicazione del rapporto rappresenta "un giorno buio e doloroso nella storia della Nuova Zelanda", ha dichiarato il primo ministro Christopher Luxon: "Come società e come Stato avremmo dovuto fare meglio. Sono determinato a fare meglio".
L'inchiesta, avviata nel 2018, ha formulato 233 raccomandazioni di riforma che il governo Luxon ha promesso di prendere in considerazione. Il 12 novembre il governo presenterà le scuse formali. 

 

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