La vittoria di Marine Le Pen in Francia, l'inizio della presidenza ungherese dell'Ue, la prospettiva di un gruppo dei Patrioti che, all'Eurocamera, venderà cara la pelle.
Il lunedì nero degli europeisti fa da apripista a giorni di profonda incertezza per le istituzioni comunitarie. Da qui alla Plenaria di metà luglio i nuovi assetti sono tutt'altro che blindati e l'effetto domino di una potenziale vittoria del Rassemblement National ai ballottaggi del 7 luglio potrebbe rendere assai più difficoltosa la strada di Ursula von der Leyen per un bis alla Commissione.
La presidente uscente ha sin dall'inizio ben chiaro un punto: la sua conferma, più che al Consiglio europeo, ha nell'Eurocamera il principale ostacolo. Solo con un appoggio esterno la trappola dei franchi tiratori può essere evitata con una certa tranquillità. Il tema, per von der Leyen, è che la coperta dei negoziati con le delegazioni esterne alla maggioranza Ppe-Socialisti-Renew rischia di essere comunque troppo corta. E Ursula ha cominciato a muoversi, ricevendo a Palazzo Berlaymont il co-presidente dei Verdi, Bas Eickhout. Il messaggio del gruppo dei Greens, rispetto a qualche giorno fa, non è però cambiato. "Abbiamo discusso molto costruttivamente della possibilità di una maggioranza stabile e democratica ma abbiamo chiarito che non saremo parte di una maggioranza che negozia o fa affidamento con l'estrema destra, Ecr inclusa", ha scandito Eickhout. E la sua linea rossa - alla luce della posizione di Giorgia Meloni al Consiglio europeo dei top jobs e dell'ulteriore indebolimento dell'asse franco-tedesco dopo il voto Oltralpe - assume certamente una maggiore corposità rendendo rischioso, per von der Leyen, anche il solo incontrare i Conservatori.
L'impressione è che, se vorrà incassare il sostegno almeno dei meloniani (24 eurodeputati), la presidente designata dovrà muoversi per vie molto meno ufficiali. Allo stesso tempo, dalle parti di Ecr non è ancora arrivato alcun segnale concreto di apertura nei confronti di Ursula. La stessa composizione dei Conservatori non è chiara. Il gruppo è impegnato negli study days organizzati in Sicilia. Mercoledì sarà la giornata chiave per definire le sorti di Ecr e un eventuale addio dei polacchi del Pis. Ancora più chiarezza, nelle destre, si avrà dopo i ballottaggi in Francia. Non a caso Identità e Democrazia ha rinviato la riunione costitutiva del gruppo dal 3 all'8 luglio.
In quell'occasione, alla luce dei risultati del Rassemblement National, in Id si valuterà se confluire o meno nella nascente formazione dei Patrioti animata da Viktor Orban con la partecipazione attiva dei cechi di Andrej Babis e degli austriaci dell'Fpo. Molto dipenderà da cosa vorrà fare la principale azionista di Id, Marine Le Pen. Il rischio, però, è che il gruppo sia condannato all'ininfluenza. La Lega ha già manifestato entusiasmo per il progetto di Orban. I portoghesi di Chega sono andati oltre, preannunciando una loro adesione.
In questo magma intriso di sovranismo Orban si trova perfettamente a suo agio. Atterrato a Bruxelles per il kick-off della presidenza ungherese, il premier magiaro ha visto Charles Michel e Alexander De Croo, celebrando al museo Bozar l'inizio del semestre europeo da lui guidato. Con von der Leyen non c'è stato alcun incontro. E la Commissione non si recherà in visita a Budapest nei primi giorni della presidenza, fatto molto inusuale per le prassi comunitarie. Fonti qualificate europee hanno invitato a "non drammatizzare" i sei mesi della presidenza ungherese, benché su Ucraina, Green Deal e agricoltura le posizioni di Budapest si preannunciano alquanto indigeribili per l'esecutivo Ue. A tutto ciò va aggiunta la variabile Le Pen. Trattare con i ministri del Rassemblement, sotto una presidenza a trazione sovranista, si preannuncia tutt'altro che facile.
Al gruppo dei Patrioti europei all'Eurocamera "si aggiungerà presto un partito italiano", ha detto il primo ministro ungherese, Viktor Orban, in un'intervista all'emittente televisiva magiara M1. "È impossibile dire se una delle regioni europee sarà un attore dominante nell'alleanza. Dopo tutto, ai cechi, agli austriaci e agli ungheresi si sono già aggiunti i portoghesi e gli italiani si aggiungeranno presto", ha detto il premier, secondo cui il nuovo gruppo arriverà a essere "il terzo più grande" al Parlamento europeo.
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