La filiera lapidea
di Massa Carrara conta circa mille imprese che occupano oltre
quattromila addetti che esportano in tutto il mondo prodotti
grezzi e lavorati per 562 milioni di euro di controvalore. Si
tratta di imprese solide, propense ad investire con una
redditività netta doppia rispetto agli altri settori della
provincia. Questo il quadro del primo rapporto dell'Osservatorio
del marmo - promosso grazie a un accordo tra Comune di Carrara,
Camera di commercio della Toscana Nord-Ovest, Consorzio Zona
Industriale Apuana -, secondo i dati presentati oggi a Carrara
(Massa Carrara). Emerso anche che dal 2021 c'è stata una
contrazione della base imprenditoriale e un calo di addetti.
Ancora, si registrano andamenti positivi per l'export mentre
"crescita, solidità, investimenti e utili elevati"
caratterizzano i bilanci delle società.
In particolare, si spiega in una nota, a fine 2021, secondo i
dati Istat, la filiera conta circa 1.000 unità, di cui quasi il
70% a Carrara (662), la maggior parte delle restanti a Massa
(289). Il tessuto imprenditoriale complessivo ha però subito un
calo: dal 2010 si sono perse 83 aziende, 124 dal 2015. La
crescente terziarizzazione ha conferito alle imprese del
commercio all'ingrosso di materiali lapidei un ruolo sempre più
rilevante: sono 560. Seguono le attività di lavorazione (249),
di estrazione (120), infine quelle legate alle tecnologie e agli
abrasivi (73). Gli addetti sono scesi, a fine 2021, a 4.051,
meno 415 unità rispetto al 2015 e 674 nel raffronto con il 2010.
Tra i lavoratori, gli operai si confermano la componente più
rilevante, incidendo per il 64% sul totale dei dipendenti. La
fascia di età più numerosa è quella degli over 50 (48% del
totale), le donne sono quasi 500, con una forte presenza nel
commercio e nella lavorazione. Ancora, a fine 2023 la provincia
apuana si conferma leader del comprensorio apuo-versiliese
nell'export, "rappresentando, secondo i dati Istat, l'85% delle
esportazioni del comprensorio" che comprende anche Lucca e La
Spezia. Le vendite all'estero di marmo in blocchi e lastre hanno
raggiunto 189 milioni di euro, in calo rispetto al picco di 200
milioni del 2022, ma in crescita del 23% rispetto al 2013. La
Cina, con quasi 100 milioni di euro, rimane il principale
mercato. Per il marmo lavorato, le vendite hanno totalizzato 373
milioni di euro nel 2023, in calo rispetto ai 415 milioni
dell'anno precedente ma con una variazione positiva del 13%
rispetto al 2013. Con 150 milioni di euro, gli Stati Uniti si
confermano il principale mercato di sbocco. Nel 2022 il
fatturato medio delle imprese, dati Infocamere-Anbi, ha segnato
un + 14% rispetto al 2019, con un giro d'affari di 3,2 milioni
di euro per azienda. Il ritmo di crescita si è tuttavia
mantenuto inferiore rispetto alla media provinciale. A trainare
soprattutto il commercio all'ingrosso (+18% tra il 2019 ed il
2022) e la lavorazione (+13%), grazie alle esportazioni. Il
comparto delle tecnologie e degli abrasivi ha registrato un +10%
mentre i ricavi dell'estrazione si sono fermati a un +8%,
penalizzati dal contingentamento delle attività di escavazione,
protrattosi anche nel 2023. La dimensione aziendale rappresenta
una variabile chiave nelle dinamiche di crescita del giro
d'affari: il fatturato delle medie e grandi imprese (con un
valore della produzione superiore a 10 milioni) è cresciuto del
25% tra il 2019 e il 2022 contro il +10% delle piccole, mentre
le micro imprese (fino a 2 milioni di euro) hanno subito un calo
del 7%. "Nonostante l'impatto della pressione fiscale, che ha
eroso il 30% del risultato ante imposte, il settore ha mantenuto
margini di redditività elevati: nel 2022, il 9% dei ricavi si è
tradotto in utile netto".
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