L'Umbria prima nel Centro ma un
po' sotto la media nazionale sulle imprese coesive, ossia quelle
che migliorano il legame e il radicamento nelle comunità e nei
territori, accrescono il senso di appartenenza e soddisfazione
di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i
clienti. La regione esce comunque molto bene dal report
"Coesione è competizione" di Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo
e Unioncamere in collaborazione con Aiccon, Ipsos e Centro studi
delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, che è stato
presentato durante il Seminario estivo di Fondazione Symbola dal
titolo "Noi siamo i tempi - Visione, coraggio, comunità". Non
solo, infatti, a Marco Caprai è stato assegnato il
riconoscimento "Coesione è competizione" ma, oltre alla "Arnaldo
Caprai, Società Agricola Srl", fra le altre 13 imprese segnalate
come altamente coesive c'è anche Aboca, che ha la sede centrale
a Sansepolcro in Toscana, ma con la Fabbrica 4.0 ubicata a pochi
chilometri di distanza, a Pistrino in Umbria.
Il rapporto - spiega una nota della Camera di commercio -
analizza e racconta i fattori più significativi della
competitività del Paese, con particolare attenzione verso gli
aspetti che non vengono colti dagli indicatori economici più
diffusi, sottolineando l'importanza della collaborazione per le
imprese. La coesione migliora il legame e il radicamento nelle
comunità e nei territori, accresce il senso di appartenenza e
soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il
dialogo con i clienti.
Le imprese coesive di ottengono risultati migliori rispetto
alle imprese che non lo sono. Ciò vale sia per le dinamiche di
fatturato (per il 2024 sono il 34% le imprese coesive che
stimano aumenti di fatturato rispetto al 2023, contro il 25%
delle altre), che per l'occupazione (25% di indicazioni di
incremento nel 2024 rispetto al 16% delle altre imprese) e le
esportazioni (27% contro 21%). Le imprese coesive prevedono
anche una crescita nel 2024 delle quantità prodotta (nel 30% dei
casi contro il 22% delle non coesive). E questi andamenti
distintivi si confermano anche per le previsioni 2025 per tutti
e quattro i parametri considerati.
Forte è poi la propensione delle imprese coesive al green e
al digitale: quasi due imprese su tre (il 67%) hanno investito
in sostenibilità ambientale nel triennio 2021-2023 (il 43% nel
caso delle imprese non coesive). Nel 2023 oltre un terzo delle
imprese coesive (il 39%) ha investito in fonti rinnovabili per
migliorare le proprie performance ambientali, a fronte del 24%
delle imprese non coesive.
Nel 2023 le imprese coesive rappresentano il 43% delle Pmi
manifatturiere, un dato sostanzialmente in linea rispetto al
2022 ma in crescita di 11 punti percentuali rispetto al 2018.
Ciò che cresce significativamente è soprattutto il numero medio
di relazioni instaurate dalle imprese coesive con i soggetti del
territorio con cui interagisce (da 1,9 relazioni per impresa del
2018 a 2,8 del 2023). Dunque, la quota di coesive cresce nel
tempo pur in corrispondenza di un innalzamento della soglia del
numero medio di relazioni utilizzate per identificarle.
In questo ambito, la tecnologia che sta avendo l'impatto
economico e sociale più dirompente è l'Intelligenza Artificiale,
il cui utilizzo da parte delle imprese è ancora piuttosto
limitato. Tuttavia, anche in questo caso le imprese coesive
danno prova di una maggiore apertura verso ciò che è nuovo: la
quota delle imprese coesive utilizzatrici di strumenti di IA è
pari all'8%, quella delle non coesive si ferma al 4%.
In Umbria le imprese coesive manifatturiere nel 2023 sono più
del 40% del totale delle aziende manifatturiere, meno del 43%
del dato nazionale ma meglio di Marche (intorno al 35%), Lazio
(un po' sopra il 35%) e Toscana (che sfiora il 40%).
A tale proposito, i dati stimati a livello provinciale
evidenziano come i territori caratterizzati da un maggior grado
di coesione siano situati prevalentemente nel Nord d'Italia.
Le prime dieci province per intensità di imprese coesive,
infatti, sono tutte del Nord, fatta eccezione per la provincia
molisana di Campobasso. Nello specifico si tratta di Bolzano,
Aosta, Pordenone, Trento, Udine, Cuneo, Asti, Gorizia, Biella e,
appunto, Campobasso.
Diversamente, i territori con più bassa intensità di imprese
coesive si trovano, prevalentemente, nel Centro e nel
Mezzogiorno. In particolare, agli ultimi posti in classifica per
incidenza di imprese coesive si trovano le province di Matera,
Potenza, Imperia, Messina, Trapani, Palermo, Reggio Calabria,
Ascoli Piceno, Rieti, Genova.
"È indubbio - ha commentato Giorgio Mencaroni, presidente
della Camera di commercio dell'Umbria - che una forte presenza
di imprese coesive, ossia attente ai rapporti, alla costruzione
di relazioni con gli stakeholder basati sulla fiducia, faccia
bene allo sviluppo economico-sociale dei territori. E fa bene
alle imprese, perché le aziende coesive fatturano, assumono ed
esportano di più. Come emerge dal report presentato, nel 2024 le
imprese coesive contano su previsioni più positive rispetto a
quelle non coesive. La maggior presenza di imprese coesive ha un
effetto positivo sui territori: ad esempio, in termini di
benessere più diffuso, nelle province più coesive il valore
aggiunto pro-capite è di 34mila euro (contro 26mila delle
altre). In questo contesto, l'Umbria è ben posizionata, un po'
sotto la media nazionale ma dentro il trend di crescita (11
punti percentuali in più in un anno nella quota di aziende
coesive sul totale delle imprese) che caratterizza soprattutto
il Nord dell'Italia. La Camera di commercio dell'Umbria
incentiva e accompagna questo processo di aumento delle aziende
coesive attraverso vari strumenti, tutti mirati ad aumentare la
collaborazione tra aziende e a dare corpo alla transizione
digitale ed ecologica, assi portanti della progettualità
camerale e che rappresentano un prerequisito per diventare
imprese coesive".
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