"La ricerca e lo sviluppo rappresentano due delle principali leve per la crescita delle imprese.
Tuttavia, l'Ue investe meno in R&S rispetto agli Stati Uniti, al Giappone e anche alla Cina.
Nel 2022, ha speso il
2,24% del pil in R&S, con un conseguente deficit di investimenti
di circa 123 miliardi di euro rispetto all'obiettivo di
raggiungere il 3%. Il gap in competitività del Continente può
essere colmato solo superando questo divario", avverte il
vicepresidente di Confindustria per il credito, la finanza ed il
fisco, Angelo Camilli, ad un confronto al ministero delle
Imprese e del Made in Italy sulla 'certificazione dei crediti di
imposta ricerca e sviluppo nel primo anno di attuazione della
riforma'.
"In questo scenario - dice - l'Italia è ovviamente chiamata a
fare la propria parte. È necessario avere una strategia Paese
chiara e di medio periodo, collegata a quella europea, resa
credibile da strumenti semplici, efficaci e certi, duraturi nel
tempo, risorse adeguate e tempi definiti. Il credito d'imposta
in ricerca e sviluppo rappresenta uno degli strumenti
agevolativi più sostenuti da Confindustria, va certamente
rafforzato e reso strutturale. Vale la pena sottolineare come
gli investimenti in R&S delle nostre imprese negli ultimi 10
anni siano raddoppiati proprio grazie all'effetto incentivante
di alcuni strumenti automatici e a selezione".
"Penso anche al codice degli incentivi in fase di definizione,
che ha l'obiettivo di armonizzare la disciplina di carattere
generale in materia di incentivi alle imprese, definendone i
princìpi generali", aggiunge: "Tra questi principi va certamente
valorizzato il rapporto efficiente e collaborativo tra
amministrazioni fin dalla prima fase di istituzione della norma
in Gazzetta Ufficiale".
"È subito balzata ai nostri occhi - sottolinea poi il
vicepresidente di Confindustria - la norma in Legge di Bilancio
che riconosce un contributo in conto capitale ai soggetti che
abbiano aderito entro il 31 ottobre scorso alla procedura di
riversamento spontaneo del credito di imposta R&S.
Come abbiamo già avuto modo di segnalare durante le nostre
interlocuzioni questo contributo erogato non risolve il vero
problema, cioè la perdurante assenza di un quadro certo per
individuare le attività agevolabili; d'altro canto, i termini
per il riversamento - pur prorogati a più riprese - non sono
risultati adeguati a dotare le imprese di una certificazione
delle attività, aderendo a una procedura resa operativa solo a
luglio scorso. L'alternativa che proponiamo sarebbe, pertanto,
quella di riaprire i termini per l'adesione alla procedura di
riversamento almeno fino a giugno 2025".
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